Note Metodologiche per capitolo
Capitolo 1
LA RILEVAZIONE “DATI AMBIENTALI NELLE CITTA'”
La rilevazione Istat “Dati ambientali nelle città” è attuata, fin dal 2000, con periodicità annuale sui comuni capoluogo di provincia. L’indagine è stata realizzata con il supporto dei propri uffici regionali e degli uffici di statistica di Trento e Bolzano che, essendo direttamente presenti sui territori interessati ed avendo un contatto più diretto con gli enti fornitori dei dati, hanno consentito di raccogliere le informazioni richieste.
La raccolta dei dati avviene tramite la compilazione on line, sul sito web https://indata.istat.it/amburb, che è protetto con protocollo di rete SSL (Secure Sockets Layer) e garantisce l’autenticazione e la protezione dei dati trasmessi, di sette questionari, ognuno dei quali riguarda una specifica tematica ambientale (acqua, inquinamento atmosferico, energia, rifiuti, inquinamento acustico, trasporti e verde urbano), indirizzati ai diversi organismi, pubblici e privati, presenti nel comune. Solo raramente si è fatto ricorso ad un unico ente in grado di fornire i dati per tutti o per molti dei comuni osservati (come, ad esempio, l’ACI per i dati sui veicoli, l’ENEL per i consumi di energia elettrica, l’ENELGAS e l’ITALGAS per i consumi di gas metano), mentre le informazioni strutturali (popolazione residente e superficie territoriale) sono direttamente disponibili presso l’Istat.
Realizzare un'indagine ambientale a livello urbano comporta rischi e inconvenienti compresi nella complessità dei fenomeni ambientali: molteplicità o mancanza delle fonti di dati, rilevanza del dettaglio territoriale, assenza di standard uniformi nella realizzazione di banche dati amministrative da parte degli organismi locali fornitori delle informazioni. Queste criticità richiedono una particolare attenzione nel processo di raccolta e analisi dei dati al fine di giungere ad una validazione degli stessi ed offrire un'informazione chiara, confrontabile, di facile interpretazione e il più possibile rispondente alla realtà. Tali obiettivi sono stati raggiunti con l’utilizzo di opportune metodologie di individuazione di dati anomali e ricostruzione di quelli mancanti e/o anomali. Il controllo dei dati è basato su un criterio di analisi delle variazioni spazio-temporali degli indicatori. I dati considerati non coerenti sono stati ricostruiti, applicando, in alcuni casi, la variazione media del gruppo di riferimento (ripartizione geografica, classe di popolazione, ecc.) all’ultimo dato disponibile, in altri casi, ricostruendoli attraverso un modello di interpolazione lineare. Per gli indicatori riguardanti i fenomeni raramente modificabili in tempi brevi (ad esempio superficie delle aree verdi) ovvero relativi a strumenti di pianificazione ambientale, (ad esempio PUT, PEC, ecc.) la ricostruzione dei dati mancanti e/o anomali è stata realizzata replicando o imputando a ritroso il dato dell’ultimo o del primo anno disponibile.
Gli indicatori elaborati per ogni tematica ambientale rispondono ai modelli predisposti a livello internazionale. In particolare, all’inizio degli anni novanta l’OCSE ha proposto un insieme preliminare di indicatori per l’ambiente, concepito secondo il modello PSR (Pressure, State, Response), che vede distinti pressione, stato e risposte per ogni singola componente ambientale. In seguito, l’Agenzia Europea per l’Ambiente ed Eurostat hanno introdotto altri due aspetti - le cause primarie o determinanti (Driving forces) e gli effetti sui diversi recettori ambientali (Impacts) - dando vita al modello DPSIR a cinque categorie (Driving forces, Pressures, State, Impacts, Responses), poste in relazione di causalità a più livelli.
Secondo lo schema DPSIR l’obiettivo prioritario è lo stato, ovvero l’insieme delle qualità chimiche, fisiche e biologiche delle risorse ambientali (aria, acqua, suolo, ecc.). Lo stato è alterato dalle pressioni, costituite da tutto ciò che tende a degradare la situazione ambientale (emissioni atmosferiche, produzioni di rifiuti, scarichi industriali, ecc.), per lo più originate da attività (drivers) antropiche (industria, agricoltura, trasporti, ecc.). Questa alterazione provoca degli effetti (impacts) sulla salute degli uomini e degli animali, sugli ecosistemi, danni economici, ecc.
Per far fronte agli impatti, vengono elaborate le risposte, vale a dire contromisure (come leggi, piani di attuazione di nuovi interventi, prescrizioni) al fine di:
- agire sulle infrastrutture, cause generatrici dell’inquinamento ambientale, modificando, ad esempio, le modalità di trasporto delle merci;
- ridurre le pressioni tramite, per esempio, l’utilizzo di nuove tecnologie di riduzione delle emissioni;
- agire sullo stato in modo da risanarlo e riportarlo a livelli accettabili;
- limitare gli impatti sulla salute con interventi di compensazione come, ad esempio, le barriere per abbattere il rumore prodotto dai veicoli.
Per saperne di più: http://www.istat.it/ambiente/ambterr/

Capitolo 2
MOVIMENTO E CALCOLO DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE
La popolazione residente è costituita dalle persone, di cittadinanza italiana e straniera, aventi dimora abituale nel territorio nazionale, anche se temporaneamente assenti. Ogni persona avente dimora abituale in Italia deve iscriversi, per obbligo di legge (art. 2 L. 1228/1954), nell’anagrafe del comune nel quale ha posto la sua dimora abituale. In seguito ad ogni Censimento della popolazione viene determinata la popolazione legale. A tale popolazione si somma il movimento anagrafico dei periodi successivi, calcolati con riferimento alla fine di ciascun anno solare e si calcola così la popolazione residente in ciascun comune al 31 di dicembre di ogni anno. La popolazione residente media è data dalla semisomma della popolazione al 1° gennaio e della popolazione al 31 dicembre.
Il movimento naturale:è costituito dal numero dei nati da residenti in Italia, indipendentemente dal luogo in cui sia avvenuta la nascita (in Italia o all’estero) e dal numero di morti relativi alla popolazione residente anch’essi indipendentemente dal luogo in cui si sia verificato l’evento (sia in Italia sia all’estero). Sono quindi esclusi i nati in Italia da genitori non residenti ed i morti non residenti. Sia i nati sia i morti sono conteggiati al momento della trascrizione dell’atto di nascita o di morte dal registro di stato civile a quello anagrafico.
Il movimento migratorio: è costituito dal numero delle iscrizioni e delle cancellazioni anagrafiche della popolazione residente registrate durante l’anno.
Le iscrizioni si distinguono in:
- Iscrizioni da altro comune: numero di persone iscritte per trasferimento di residenza da un altro comune italiano.
- Iscrizioni dall’estero: numero di persone iscritte per trasferimento di residenza dall’estero.
- Iscrizioni per altri motivi: si tratta di iscrizioni dovute non ad un effettivo trasferimento di residenza, ma ad operazioni di rettifica anagrafica. Tra queste sono comprese le iscrizioni di persone erroneamente cancellate per irreperibilità e successivamente ricomparse; le iscrizioni di persone non censite, e quindi non entrate a far parte del computo della popolazione legale, ma effettivamente residenti.
Le cancellazioni si distinguono in:
- Cancellazioni per altro comune: numero di persone cancellate per trasferimento di residenza in altro comune italiano.
- Cancellazioni per l’estero: numero di persone cancellate per trasferimento di residenza all’estero.
- Cancellazioni per altri motivi: si tratta non di effettivi trasferimenti di residenza, ma di cancellazioni dovute a pratiche di rettifica anagrafica. Tra queste sono comprese le persone cancellate perché non risultano residenti in seguito ad accertamenti anagrafici; le persone censite come aventi dimora abituale, ma che non hanno voluto o potuto (per mancanza di requisiti) iscriversi nel registro anagrafico dei residenti del comune nel quale si erano fatti censire.
Per una corretta interpretazione dei dati dei movimenti naturale e migratorio del periodo 21/10-31/12/2001, in considerazione dell’avvenuto censimento della popolazione, si precisa che:
- nei nati vivi e negli iscritti per trasferimento di residenza non sono compresi, in quanto già computati al censimento:
- i nati prima del 21 ottobre 2001, anche se iscritti in anagrafe successivamente a tale data;
- le persone immigrate prima del 21 ottobre 2001, anche se iscritte in anagrafe mediante pratiche migratorie perfezionate successivamente alla data del censimento;
- nei morti e nei cancellati per trasferimento di residenza non sono comprese, in quanto non computate al censimento:
- le persone già decedute alla data del censimento, anche se cancellate dall’anagrafe successivamente al 21 ottobre 2001;
- le persone emigrate prima del 21 ottobre 2001, anche se cancellate dall’anagrafe con pratiche migratorie definite successivamente alla data del censimento.
Per saperne di più: http://demo.istat.it/ http://www.istat.it/Popolazion/index.htm.
POPOLAZIONE RESIDENTE COMUNALE PER SESSO, ANNO DI NASCITA E STATO CIVILE
Le stime della popolazione per sesso, anno di nascita e stato civile a livello territoriale comunale derivano dalla rilevazione annuale che l’Istat conduce presso le Anagrafi comunali mediante il modello Istat/Posas (o Istat/Strasa per gli stranieri). Il modello di rilevazione viene compilato sulla base del conteggio delle schede individuali di residenza, conservate nell’anagrafe del comune alla data del 31 dicembre. I dati raccolti vengono sottoposti a procedure di controllo e correzione prima di essere validati e rilasciati dall’Istat. In particolare vengono svolti dei controlli di coerenza a livello comunale in modo da garantire la coincidenza con i totali della rilevazione Movimento e calcolo della popolazione residente al 31 dicembre, rilevazione che fornisce la popolazione ufficiale di ciascun Comune (si veda la voce Movimento e calcolo della popolazione residente).
Confrontando le stime di questa rilevazione con i dati riportati negli annuari prodotti da parte di alcuni Uffici di statistica degli enti locali potrebbe accadere di riscontrare alcune differenze.
Per saperne di più: http://demo.istat.it/ e http://www.istat.it/dati/catalogo/20061211_01/
PERMESSI DI SOGGIORNO
A partire dai primi anni ’90, l’Istat elabora e diffonde i dati sui cittadini stranieri in possesso di un valido permesso di soggiorno, di fonte Ministero dell’Interno. Scopo del lavoro è quello di pervenire ad una quantificazione della presenza straniera regolare, osservata all’inizio di ciascun anno, mediante l’individuazione dei permessi di soggiorno che alla data di riferimento risultano in vigore e di quelli che, seppure scaduti, vengono successivamente prorogati, che pertanto sono riconducibili a cittadini stranieri da considerare regolarmente presenti.
I dati statistici elaborati dall’Istat offrono una interessante serie di informazioni sulla popolazione straniera, esaminata secondo alcune modalità demografiche (sesso, età, stato civile), nonché in base ai motivi della presenza in Italia, con un’analisi estesa alle singole comunità e con una disaggregazione territoriale limitata alla provincia.
Per saperne di più: http://demo.istat.it, http://www.istat.it/popolazione/stranieri/

Capitolo 4
RIFORMA UNIVERSITARIA
In base alla riforma degli ordinamenti didattici, le Università possono rilasciare tre tipologie di lauree.
- Laurea: ha l’obiettivo di assicurare allo studente una adeguata padronanza di metodi e contenuti scientifici generali, nonché l’acquisizione di specifiche conoscenze professionali. Si accede con il diploma di scuola media superiore. Si consegue dopo aver acquisito 180 crediti formativi universitari (CFU), ivi compresi i crediti acquisiti per la conoscenza di una lingua dell’Unione Europea oltre l’italiano e per le abilità informatiche e telematiche, funzionali o comunque utili per l’inserimento nel mondo del lavoro. Il corso di laurea dura 3 anni.
- Laurea specialistica: ha l’obiettivo di fornire allo studente una formazione di livello avanzato per l’esercizio di attività di elevata qualificazione in ambiti specifici. Si accede soltanto se in possesso della laurea triennale. Si consegue dopo avere acquisito 300 CFU, che comprendono quelli già acquisiti dallo studente nella laurea triennale e riconosciuti validi per il relativo corso di laurea specialistica. Il corso di laurea specialistica dura 2 anni.
- Laurea specialistica a ciclo unico: i corsi di laurea in Architettura, Chimica e tecnologia farmaceutiche, Farmacia, Ingegneria edile-architettura, Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e protesi dentaria, già in linea con la normativa europea, non prevedono il rilascio di alcun titolo dopo i primi tre anni, ma soltanto il conseguimento della laurea specialistica al termine dei rispettivi corsi di studio.
L’espressione 3+2 intende rappresentare la nuova architettura delle lauree, sottolineandone oltre alla durata, anche il legame tra i due livelli di studio: infatti per accedere alle lauree specialistiche è indispensabile essere in possesso della laurea triennale.
Per saperne di più: http://universo.murst.it/presentazione/riforma.html
http://www.informagiovani-italia.com/Riforma_universitaria.htm
CAPITOLO 5
DELITTI DENUNCIATI
I dati relativi ai delitti denunciati a partire dall’anno 2004 non sono omogenei rispetto a quelli degli anni precedenti, per profonde modificazioni nel sistema di rilevazione, nonché per variazioni nell’universo di rilevazione: dal 2004 vengono infatti considerati, oltre ai delitti denunciati all’Autorità giudiziaria da Polizia di Stato, Arma dei carabinieri e Guardia di finanza (che alimentavano il modello cartaceo 165 in uso fino all'anno 2003), anche quelli denunciati dal Corpo forestale dello Stato, dalla Polizia penitenziaria, dalla Direzione investigativa antimafia e da altri uffici (Servizio interpol, Guardia costiera, Polizia venatoria ed altre Polizie locali). Ulteriori differenze derivano da una diversa definizione di alcune tipologie di delitto e da una più esatta determinazione del periodo e del luogo del commesso delitto. Per tali ragioni, ogni analisi in ottica di confronto deve essere improntata ad una estrema prudenza. La somma dei delitti distinti per provincia può non coincidere con il totale della regione, e quella delle regioni con il totale Italia, a causa della mancata precisazione, per alcuni delitti, del luogo ove sono stati commessi (o dell'indicazione della regione del commesso delitto ma non della provincia).
DISTRETTO DI CORTE DI APPLELLO
Il Distretto di Corte di appello di Genova comprende i seguenti Circondari: Imperia, Sanremo, Savona, Genova, Chiavari, La Spezia e Massa.
INDAGINI SULLE SEPARAZIONI E I DIVORZI
Le indagini sulle separazioni e i divorzi sono condotte dall’Istat presso i 165 tribunali civili del Paese, con riferimento ad ogni singolo procedimento concluso dal punto di vista giudiziario nell’anno di osservazione. Come questionari sono utilizzati i modelli cartacei ISTAT M.252 per le separazioni e ISTAT M.253 per i divorzi. I quesiti inseriti nei modelli di rilevazione riguardano:
a) aspetti procedurali e giudiziari − data di iscrizione a ruolo del procedimento, data del provvedimento, rito di apertura e chiusura del procedimento, coniuge che ha presentato la domanda di separazione o divorzio;
b) provvedimenti economici – presenza/assenza di assegno per il coniuge e/o per i figli, importo, soggetto erogatore;
c) sesso, età e affidamento dei figli minori;
d) alcune notizie di carattere demosociale − data, rito di celebrazione e regime patrimoniale del matrimonio, numero di figli nati dall’unione, caratteristiche dei coniugi (data e luogo di nascita/residenza, cittadinanza, stato civile precedente, ricorso all’assistenza legale, titolo di studio, condizione professionale).
La compilazione dei modelli è a cura della cancelleria del tribunale che provvede a spedirli all’Istat con cadenza trimestrale. I dati indicati nei punti a, b e c sono acquisiti direttamente dal fascicolo del
procedimento, mentre le notizie di carattere demosociale (punto d), laddove non presenti nel fascicolo processuale, sono richieste ai coniugi o ai loro legali. L’indagine sulle separazioni personali dei coniugi è iniziata nel 1969, quella sui divorzi nel 1971, in concomitanza con l’entrata in vigore della legge n. 898 del 1° dicembre 1970 (Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio). Precedentemente esisteva soltanto un’indagine, sempre condotta dall’Istat, relativa all’iter del procedimento di separazione − dal momento della presentazione della domanda fino al suo esaurimento − che rilevava soltanto dati di natura giudiziaria e amministrativa. I questionari delle due rilevazioni hanno subito, nel corso degli anni, alcune variazioni a seguito delle codifiche normative succedutesi nel tempo e della necessità di renderli sempre più aderenti agli aspetti di natura sociodemografica e ai maggiori fabbisogni conoscitivi. Altra fonte in materia di separazioni e divorzi è l’indagine sul “Movimento dei procedimenti civili presso i tribunali”, condotta dal Ministero della giustizia mediante il modello M.213U. Si tratta di una indagine di natura gestionale-amministrativa in quanto considera i flussi di attività e i carichi di lavoro dei singoli tribunali. In questo caso, oggetto della rilevazione sono le diverse fasi della causa di separazione e divorzio, per cui sono conteggiati i procedimenti:
- sopravvenuti – sono i procedimenti iscritti nell’anno di riferimento e indicano le domande di separazione e divorzio presentate;
- esauriti – sono i procedimenti conclusi nell’anno con qualsiasi modalità (con sentenza e senza sentenza). Sono, quindi, compresi non soltanto i casi di separazione e divorzio effettivamente concessi, ma anche i cambiamenti di rito (dal consensuale al giudiziale e viceversa) e i passaggi al giudice istruttore. La stessa coppia è pertanto conteggiata più volte;
- pendenti – sono i procedimenti aperti e non ancora chiusi alla fine dell’anno.
Nelle indagini Istat le singole coppie coniugate sono, invece, conteggiate una sola volta, nel momento in cui si conclude il procedimento di separazione e divorzio da loro avviato.
È importante sottolineare che le indagini condotte dall’Istat e dal Ministero della giustizia, essendo diversa l’unità di analisi, rilevano dati complementari, sebbene talvolta non direttamente confrontabili.
DATI STISTICI IN MATERIA DI DELITTUOSITÀ
Sono desunti dal Sistema d'Indagine (SDI) del CED Interforze del Ministero dell'Interno. Essi comprendono i delitti commessi e denunciati all'A.G. dalle cinque principali forze di Polizia (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato, Polizia Penitenziaria), nonché da altri organismi (DIA, Polizia Municipale, Polizia Provinciale, Guardia Costiera) obbligati all'alimentazione del sistema. Ciò posto è utile precisare che il totale delle informazioni riferite a ciascuno degli ambiti territoriali considerati dal Sistema (comuni, province, regioni e totale nazionale) può non coincidere con il dato di sintesi riferito al livello immediatamente superiore (ad esempio: la somma dei dati provinciali può differire dal dato riferito all'intera regione, ecc.). Ciò si verifica perchè i "delitti commessi" non localizzabili in un determinato ambito territoriale (comune, provincia, regione) sono rilevati dal sistema al più ampio livello nel quale è possibile collocarli (provincia, regione, stato).
STATISTICA SUI CONDANNATI
I dati si riferiscono alle iscrizioni che vengono effettuate, nel corso dell'anno di riferimento, presso il Casellario giudiziale centrale e risentono, pertanto, del volume di attività svolto. Nel caso in cui un soggetto sia condannato in via definitiva per alcuni fatti ed imputato per altri, la durata della pena è stata calcolata tenendo conto delle sole pene inflitte con condanna definitiva.

Capitolo 6
SISTEMA ELETTORALE PER LE ELEZIONI REGIONALI
Il sistema elettorale per le elezioni regionali è stato rinnovato con la legge 43/1995 del 23 febbraio 1995: “Nuove norme per la elezione dei consigli delle regioni a statuto ordinario”. I consigli delle regioni a statuto ordinario sono eletti a suffragio universale con voto diretto personale, eguale, libero e segreto. Quattro quinti dei consiglieri assegnati a ciascuna regione sono eletti sulla base di liste provinciali concorrenti, secondo le disposizioni contenute nella legge 17 febbraio 1968, n. 108, e successive modificazioni. Un quinto dei consiglieri assegnati a ciascuna regione è eletto con sistema maggioritario, sulla base di liste regionali concorrenti.
La legge costituzionale 1/99 del 22 novembre 1999 “ Disposizioni concernenti l’elezione diretta del Presidente della Giunta regionale e l’autonomia statutaria delle Regioni”, ha introdotto in Costituzione il principio della elezione diretta del Presidente della Regione. In relazione a questa elezione si prevede che siano candidati alla Presidenza della Giunta regionale i capilista delle liste regionali e che sia proclamato “eletto Presidente della Giunta regionale il candidato che ha conseguito il maggior numero di voti validi in ambito regionale”.
Per saperne di più: http://www.interno.it/
SISTEMA ELETTORALE PER LE ELEZIONI PROVINCIALI
E' eletto presidente della provincia il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti. Se nessun candidato raggiunge il risultato, dopo 15 giorni si va al ballottaggio. Al secondo turno sono ammessi i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti.
Ogni candidato è sostenuto da una lista che raccoglie diversi partiti. Segnando con la croce il solo nome del candidato presidente si dà il voto a quest'ultimo ma non ai partiti che lo sostengono.
Al contrario votando solo il partito (o scrivendo il nome di un candidato al consiglio provinciale) si dà automaticamente il voto al presidente.
In caso di ballottaggio restano validi i collegamenti con le liste che hanno sostenuto il candidato al primo turno, ma i candidati possono allearsi anche con ulteriori liste. E' eletto presidente della provincia il candidato che ottiene il numero maggiore di voti validi.
Ai partiti che hanno sostenuto il candidato a presidente vincente, viene assegnato il 60 per cento dei seggi del consiglio provinciale. Il rimanente 40 per cento si distribuisce proporzionalmente fra gli altri partiti.
Per saperne di più: http://www.interno.it/
Capitoli 7 e 8
ADS (ACCERTAMENTI DIFFUSIONE STAMPA)
Nell'anno 1975 le Associazioni:
UPA (Utenti Pubblicità Associati); FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali);
FEDERPRO (Federazione Professionale della Pubblicità);
FIP (Federazione Italiana Pubblicità);
hanno costituito la libera Associazione "Accertamenti Diffusione Stampa, in via breve ADS" con l'intendimento di rendere possibili le certificazioni dei dati di diffusione e di tiratura della stampa quotidiana e periodica di qualunque specie pubblicata in Italia.
Dal 1998, sotto la diretta ed esclusiva responsabilità di ciascun Editore, ADS pubblica ogni mese anche "i dati comunicati dall'Editore su media mobile mensile di dodici mesi", il che permette un sollecito e continuo aggiornamento dei dati e delle informazioni.
Per saperne di più: www.adsnotizie.it
ICCU - Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane e per le Informazioni Bibliografiche
(D.P.R. 3 dicembre 1975 n. 805, art. 15)
Le informazioni sulle biblioteche pubbliche sono acquisite attraverso la base dati dell’Anagrafe delle biblioteche italiane dell’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche (ICCU) del Ministero per i beni e le attività culturali (Mibac). La base dati sulle biblioteche è stata realizzata dall’Iccu, in collaborazione con le Regioni e le Università, nell’ambito di un progetto promosso dalla Direzione generale per i beni librari e gli istituti culturali del Mibac. L’Iccu, in particolare cura l’aggiornamento on line dei dati anagrafici, l’interrogazione in modalità information retrieval, l’integrazione, il carico e lo scarico dei dati da e verso altri sistemi informativi bibliotecari. Pur non trattandosi di dati esaustivi e rilevati in modo sistematico (le informazioni contenute nella banca dati dell’Anagrafe sono aggiornate sulla base delle indicazioni fornite per iniziativa spontanea dalle singole biblioteche), i dati raccolti permettono di conoscere le principali caratteristiche della realtà bibliotecaria nazionale.
Per saperne di più: http://anagrafe.iccu.sbn.it/index.html
INDAGINE CONSUMI DELLE FAMIGLIE
L’indagine campionaria sui Consumi delle Famiglie, eseguita in Italia continuativamente dal 1968, ha subito numerose e sostanziali modifiche nel tempo.
L’indagine ha lo scopo di rilevare la struttura e il livello dei consumi secondo le principali caratteristiche sociali, economiche e territoriali delle famiglie residenti.
Le definizioni e le metodologie risultano armonizzate alle più recenti direttive europee (in particolare alla classificazione COICOP). Grazie al disegno che la caratterizza, l’indagine consente di conoscere e seguire l’evoluzione in senso qualitativo e quantitativo degli standard di vita e dei comportamenti di consumo delle principali tipologie famigliari in riferimento ai diversi ambiti territoriali e sociali. Oggetto della rilevazione sono le spese sostenute dalle famiglie residenti per acquistare beni e servizi per il consumo. In tale definizione rientrano anche i beni provenienti dal proprio orto o dalla propria azienda agricola direttamente consumati dalla famiglia (autoconsumi), i beni e servizi forniti dal datore di lavoro ai dipendenti a titolo di salario o per prestazioni di servizio, i fitti stimati delle abitazioni occupate dai proprietari o godute a titolo gratuito. Ogni altra spesa effettuata dalla famiglia per scopo diverso dal consumo è esclusa dalla rilevazione (ad esempio, l'acquisto di una casa e di terreni, il pagamento delle imposte, le spese connesse con attività professionale, eccetera). In particolare, oltre alle notizie che riguardano gli individui che compongono la famiglia, le caratteristiche dell'abitazione, il reddito e il risparmio, sono rilevate le spese per generi alimentari, abitazione, arredamento, abbigliamento e calzature, sanità, trasporti e comunicazioni, tempo libero, spettacoli ed istruzione, altri beni e servizi.
L'indagine rileva l'ammontare complessivo della spesa al momento dell'acquisto del bene o servizio, a prescindere dal momento dell'effettivo consumo o utilizzo e dalle modalità di pagamento (per acquisti a rate o con carta di credito).
E’ importante ricordare il ruolo fondamentale che l’indagine ha nella determinazione degli aggregati (trimestrali ed annuali) di Contabilità Nazionale e nelle stime ufficiali della povertà assoluta e relativa.
Per saperne di più: http://www.istat.it/societa/consumi/
INDAGINE MULTISCOPO
A partire dal 1993 l’Istat ha avviato il nuovo Sistema integrato di indagini Multiscopo .
Il sistema è progettato per la produzione di informazioni sugli individui e sulle famiglie che integrabili con quelle desumibili da fonte amministrativa e dalle imprese, contribuiscono a determinare la base informativa del quadro sociale del Paese.
Il sistema di indagini multiscopo si articola su sette indagini campionarie che coprono i più importanti temi di rilevanza sociale: un’indagine a cadenza annuale sugli aspetti della vita quotidiana, una trimestrale sul turismo e cinque indagine tematiche (PROSPETTO A). A queste vanno aggiunte altre indagini di approfondimento che non hanno una pianificazione programmata ma che vengono realizzate a rotazione nell’ambito delle suddette aree tematiche.
L’indagine campionaria “Aspetti della vita quotidiana” coinvolge ogni anno circa 19 mila famiglie ed oltre 49 mila individui, e fornisce un set di indicatori sociali di base sulle principali aree tematiche, che vengono poi sviluppate e approfondite nelle indagini ad hoc a cadenza quinquennale. L’unità di rilevazione è costituita dalla famiglia di fatto; per famiglia di fatto si intende un insieme di persone dimoranti abitualmente nella stessa abitazione e legate da vincoli di parentela affinità, adozione, tutela, affettività o amicizia.
Negli anni l’indagine è stata più volte rinnovata, l’ultima modifica, in linea con le esigenze maturate in sede internazionale, legate alla necessità di fornire i dati armonizzati necessari al calcolo degli indicatori del Piano di Azione eEurope2005, riguarda lo spostamento del periodo di rilevazione dalle ultime due settimane di novembre a gennaio febbraio. Ciò ha inevitabilmente comportato un “gap” nella serie storica.
PROSPETTO A – Sistema di indagini sociali Multiscopo.
TITOLO DELL’INDAGINE |
CADENZA |
Aspetti della vita quotidiana
Viaggi e vacanze
Condizione di salute e ricorso ai servizi sanitari
Tempo libero e cultura
Sicurezza del cittadino
Famiglie, soggetti sociali e condizione
dell’infanzia
Uso del tempo |
Annuale
Trimestrale
Quinquennale
Quinquennale
Quinquennale
Quinquennale
Quinquennale |
Per saperne di più: http://www.istat.it/societa/
MUSEI, MONUMENTI ED AREE ARCHEOLOGICHE STATALI
La rilevazione riguarda i Visitatori e gli Introiti dei musei, monumenti ed aree archeologiche statali e viene effettuata attraverso l’inserimento dei dati mensili, da parte delle Soprintendenze territorialmente competenti, nel Sistema Informativo dell’Ufficio Statistica. I Musei, Monumenti ed Aree Archeologiche Statali possono essere Gratuiti (senza biglietto d’ingresso) o a Pagamento (con biglietto d’ingresso, rilasciato con o senza corresponsione di denaro). L’ingresso gratuito negli Istituti museali a pagamento è riservato alle persone con età inferiore ai 18 anni e superiore ai 65, nonché agli appartenenti alle categorie previste nel Decreto Ministeriale n. 239 del 20/04/2006.
Gli Introiti sono riportati, generalmente, al lordo della quote spettanti ai concessionari del servizio di biglietteria, ove presenti, mentre, in talune tavole, compaiono anche gli importi al netto delle medesime quote. I dati presentati per gli istituti a pagamento sono desunti dal numero dei biglietti emessi. I dati per gli istituti gratuiti risultano stimati o rilevati dal registro delle presenze o da un dispositivo contapersone.
Le unità statistiche di riferimento sono i 430 Istituti museali statali visitabili, di cui 30 chiusi per tutto il periodo considerato per inagibilità, o per lavori di restauro, o per mancanza di personale di custodia. In generale, nelle elaborazioni di tipo aggregato (per Regione, per Provincia e per Anno) vengono conteggiati solo gli Istituti museali aperti, mentre nelle elaborazioni per singolo Istituto compaiono anche quelli chiusi che, ovviamente, avranno dati uguali a zero.
I 400 Istituti museali aperti sono così ripartiti:
- 197 Musei (n.141 a pagamento e n.56 gratuiti);
- 203 Monumenti e Aree Archeologiche (n. 82 a pagamento e n.121 gratuiti).
Sono state introdotte, già da alcuni anni, le aggregazioni di Istituti denominate “Circuiti museali” (n.35 al 2007 che includono n.73 unità museali), atte a fornire quantificazione dei dati relativi ai biglietti cumulativi, ovvero biglietti che permettono l’accesso a diverse strutture museali. Questi dati non sono ricompresi in quelli dei singoli Istituti che costituiscono il Circuito, in quanto non è possibile rilevare il passaggio del visitatore, in assenza di un sistema di rilevazione degli accessi. Nei casi in cui i “Circuiti museali” non emettono biglietto cumulativo gratuito, gli Istituti componenti ne emettono e ne conteggiano uno proprio per consentire l’ingresso.
Nei 400 Istituti museali aperti sono, altresì, compresi:
- 10 Istituti aperti, ad ingresso gratuito, per i quali il dato dei visitatori non è rilevabile;
- 1 Istituto aperto per il quale il dato non è rilevabile in quanto accorpato a quello di un altro Istituto cui è associato;
- 24 Istituti aperti per i quali il dato non è rilevabile in quanto esiste il solo biglietto cumulativo;
- 8 Istituti museali aperti compresi in un Complesso Monumentale unico al quale sono stati riferiti i dati.
Per saperne di più http://www.statistica.beniculturali.it/Index.htm
SIAE
La SIAE è la Società Italiana degli Autori ed Editori. La sua funzione istituzionale è la tutela del diritto d'autore. L’”Osservatorio dello Spettacolo” si configura come centro di raccolta dati, di studi, di analisi statistiche e di monitoraggio sull’andamento di tutti i comparti dello spettacolo. L’Osservatorio dello Spettacolo fornisce indicazioni utili per l’interpretazione del fenomeno spettacolistico in tutte le sue manifestazioni (cinema, teatro, lirica, commedie musicali, concerti, ballo, mostre, sport, attrazioni dello spettacolo viaggiante).
Per saperne di più: http://www.siae.it

Capitolo 9
EXCELSIOR
Il Sistema Informativo Excelsior e la relativa indagine annuale sui fabbisogni di professionalità delle imprese si collocano ormai stabilmente all’interno del Sistema Informativo del Lavoro; l’indagine rappresenta una fonte statistica ricorrente per la conoscenza del mercato del lavoro e in particolare per la conoscenza dei flussi di entrata e di uscita previsti dalle imprese, e ancora per la conoscenza di tutta una serie di caratteristiche associate alle assunzioni previste dalle imprese (tipo di figura, titolo di studio, ecc…).
I principali obiettivi del Progetto Excelsior si confermano essere: a) la misurazione della domanda effettiva di professioni nei diversi bacini territoriali del lavoro (in generale definiti dall’unità amministrativa provinciale, ma con approfondimenti relativi a micro-aree territoriali e a settori/comparti produttivi specifici), in modo da fornire un supporto informativo a quanti – enti pubblici o soggetti privati – devono orientare l’offerta di lavoro verso le esigenze espresse dalla domanda e facilitare l’incontro diretto e puntuale tra l’offerta stessa e la domanda da parte delle imprese; b) il supporto nell’orientamento delle scelte dei decisori istituzionali in materia di politiche della formazione scolastica e professionale, nonché degli operatori della formazione a tutti i livelli, offrendo informazioni dettagliate sui bisogni di professionalità espressi dalle imprese per il breve medio periodo.
Il campo di osservazione della sesta indagine sulla domanda di lavoro è rappresentato dall’universo delle imprese private iscritte al Registro delle Imprese delle Camere di Commercio che, alla data del 31.12.2000, avevano almeno un dipendente, con l’esclusione delle unità operative della pubblica amministrazione, delle aziende pubbliche del settore sanitario, delle unità scolastiche e universitarie pubbliche, delle organizzazioni associative.
Per identificare le imprese che si potevano considerare attive e quelle che, avendo almeno un addetto dipendente, erano comprese nel campo di osservazione, nonché per completare ed eventualmente correggere le informazioni sulle variabili di stratificazione, si è procedut
o al confronto puntuale tra le posizioni del Registro e quelle di altre anagrafi amministrative i cui dati confluiscono nel REA, Repertorio delle notizie Economiche e Amministrative, connesso al Registro delle Imprese e tenuto presso ciascuna Camera di Commercio. In particolare, sono stati utilizzati i dati dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) e dell’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro (INAIL).
Per saperne di più: http://excelsior.unioncamere.net/
FORZE DI LAVORO (rilevazione continua)
La rilevazione continua delle forze lavoro è stata progettata e realizzata con l’obiettivo di ottenere un elevato standard qualitativo delle informazioni raccolte, sin dal momento della rilevazione. Ciò incide in modo determinante sulle scelte metodologiche effettuate per la progettazione e realizzazione del disegno campionario, per la definizione delle strategie per il trattamento dei dati e per la definizione delle procedure di stima.
La popolazione di riferimento è costituita da tutti i componenti delle famiglie residenti in Italia, anche se temporaneamente all’estero. Sono escluse le famiglie che vivono abitualmente all’estero e i membri permanenti delle convivenze (istituti religioso, caserme, ecc…). Il campionamento è a due stadi, le unità di primo stadio (UPS) sono i comuni, mentre quelle di secondo stadio (USS) sono le famiglie anagrafiche.
Le UPS sono stratificate all’interno di ciascuna provincia sulla base della dimensione demografica dei comuni. Tale stratificazione conduce all’identificazione di due tipologie di comuni: gli autorappresentativi (AR) che fanno tutti parte del campione; i non autorappresentativi (NAR), selezionati in base alla dimensione demografica. I comuni AR con maggiore dimensione geografica sono coinvolti nella rilevazione tutte le settimane; gli altri comuni AR una settimana al mese. Ognuno dei comuni NAR viene coinvolto nella rilevazione una settimana al mese secondo uno schema di associazione casuale delle settimane ai comuni del campione. Tale disegno campionario rimane fisso nel tempo.
Per ciascun comune viene estratto dalla lista anagrafica un campione casuale semplice di famiglie. Tale campione è composto da gruppi di quattro famiglie, cosiddette quartine, in numero pari al quello delle famiglie del campione previste per il comune stesso. In tal modo si assegnano ad ogni famiglia base da intervistare (la prima del gruppo estratto) altre tre famiglie da utilizzare in luogo di quella base qualora questa non voglia o non possa partecipare all’indagine. Complessivamente vengono estratte circa 76.800 famiglie a trimestre. In un anno vengono dunque intervistate circa 300.000 famiglie.
La nuova rete di rilevazione dell’indagine continua sulle forze di lavoro rappresenta uno degli elementi più innovativi e qualificanti della nuova indagine. Con 311 intervistatori operanti su tutto il territorio nazionale, gestiti e monitorati direttamente dall’Istat, la rete di rilevazione è la più grande presente in Italia, e si basa su un sistema informativo-informatico ad alta tecnologia che gestisce gli interscambi informativi.
Per saperne di più: http:www.istat.it/lavoro/lavret/forzedilavoro/

Capitolo 10
CONTI ECONOMICI TERRITORIALI
a) Dati regionali
Secondo una prassi consolidata, l’Istat rilascia le stime complete dei conti economici regionali per l’anno t a distanza di circa 21 mesi, effettuando contestualmente la revisione delle stime dei due anni immediatamente precedenti (t-1 e t-2), così da adeguarle alla base informativa più aggiornata e riallinearle alla versione più recente dei conti nazionali. Le stime dei conti economici regionali pubblicate il 6 ottobre 2008 e qui presentate rispettano questa tempistica. Esse contengono le prime stime complete relative al 2006, la revisione dei dati relativi al 2005 e il riallineamento alle stime nazionali pubblicate ad aprile 2008. Insieme a questi dati vengono rilasciate anche le stime provvisorie relative al 2007 di alcuni aggregati: Pil, spesa delle famiglie per consumi finali, valore aggiunto, occupati interni, unità di lavoro e redditi da lavoro dipendente. Le stime a livello regionale riferite all’ultimo anno vengono così diffuse con anticipo rispetto al consueto differimento di 12 mesi (la motivazione di questa diversa tempistica di rilascio delle stime provvisorie, sta nella necessità da parte dell’Istat di rendere possibile l’avvio anticipato dei lavori che conducono alla stesura della Relazione Economica del Paese).
La base informativa per le stime regionali differite di soli nove mesi è necessariamente meno robusta di quella disponibile per le stime a 12 mesi e, ovviamente, di quelle dei conti completi diffusi a distanza di 21 mesi. Da ciò deriva l’utilizzo di tecniche econometriche per lo sfruttamento di indicatori indiretti, un inevitabile grado di provvisorietà delle stime, nonché un livello di disaggregazione molto contenuto:
• gli aggregati di occupazione, valore aggiunto e redditi da lavoro dipendente relativi all’ultimo anno sono analizzati in sole tre macrobranche (agricoltura, industria e servizi), anziché nelle 6 branche tradizionalmente oggetto di diffusione a 12 mesi di distanza;
• la spesa delle famiglie per consumi finali non contiene la disaggregazione in tre tipologie di prodotti (beni durevoli, beni non durevoli e servizi).
Gli aggregati regionali sono prodotti e pubblicati considerando distintamente le Province Autonome di Bolzano-Bozen e Trento che, ai sensi del Regolamento n. 1059/2003 del Parlamento Europeo, sono considerate al 2° livello della Nomenclatura europea delle unità statistiche territoriali (NUTS), al rango delle altre 19 regioni italiane.
Il set completo dei dati relativi ai conti regionali per il periodo 2000-2006 comprende, oltre al conto delle risorse e degli impieghi e al conto della distribuzione del reddito, le analisi a 24 branche (derivate dalla classificazione NACE Rev.1.1) su valore aggiunto, redditi da lavoro dipendente, retribuzioni lorde, contributi sociali effettivi e figurativi, investimenti fissi lordi, occupati interni (dipendenti e indipendenti) e corrispondenti unità di lavoro. I consumi delle famiglie sono disaggregati in 12 gruppi di beni e servizi; i consumi delle amministrazioni pubbliche in 10 funzioni di spesa.
Si avverte infine che le somme dei dati regionali e ripartizionali differiscono dal dato riferito al totale nazionale a causa delle attività economiche non attribuibili a specifici territori regionali (es: ambasciate italiane all'estero, piattaforme marine per l'estrazione di idrocarburi). Inoltre nelle tavole non sono utilizzati i normali segni convenzionali, pertanto il valore 0,0 può significare sia che il fenomeno non esiste o presenta valore nullo sia che il dato non raggiunge la metà della cifra dell'ordine minimo considerato. Per effetto degli arrotondamenti in migliaia o in milioni operati direttamente dall'elaboratore, i dati delle tavole possono non coincidere tra loro per qualche unità (di migliaia o di milioni). Tali motivi, inoltre, non sempre hanno consentito la realizzazione della quadratura verticale nell'ambito della stessa tavola.
b) Dati provinciali
Il 29 gennaio 2008 l’Istat ha diffuso le ultime serie attualmente disponibili (e qui riportate) delle stime a livello provinciale per gli anni 2001-2005 relative agli occupati interni, alle unità di lavoro e al valore aggiunto ai prezzi base espresso in valori correnti.
A tal proposito sono necessarie due avvertenze. In primo luogo tali serie non costituiscono semplicemente un aggiornamento delle serie pubblicate fino a dicembre 2005 (riferite al periodo 1995-2003) e non sono con queste confrontabili (l’Istat aveva temporaneamente sospeso la diffusione delle stime a livello provinciale a seguito del processo di revisione generale della contabilità nazionale e territoriale che, a partire dal 2005, ha progressivamente interessato tutte le aggregazioni territoriali, ad iniziare dalle più ampie).
In secondo luogo l’aggiornamento degli aggregati provinciali non è stato ancora completato. Di conseguenza le serie provinciali qui riportate non sono ancora pienamente coerenti con i nuovi valori stimati a livello regionale (il cui aggiornamento è stato diffuso a ottobre 2008), che vengono utilizzati in questa versione dell’Annuario Statistico Regionale, ma con una versione precedente dei conti economici regionali (la cui diffusione è avvenuta il 3 gennaio 2008). Per questo motivo nel capitolo relativo ai conti territoriali di questa edizione dell’Annuario Statistico Regionale le tavole che riportano i dati provinciali (le tavole dalla 10.24 alla 10.32) possono indicare relativamente ad un dato aggregato economico un valore totale regionale (ottenuto come somma dei valori delle quattro province liguri), che può differire da quello riportato per quello stesso aggregato nelle tavole che includono solo i dati regionali (ossia le tavole dalla 10.1 alla 10.23, che appunto si basano sull’ultimo aggiornamento dei conti economici regionali di ottobre 2008).
Per quanto riguarda gli aspetti metodologici, nella stima degli aggregati provinciali di alcuni flussi economici sono stati adottati nuovi criteri di trattamento, nel rispetto di normative europee modificative del Regolamento 2223/96 sul “Sistema Europeo di Conti”(SEC95); inoltre, sono state sfruttate nuove fonti statistiche - resesi disponibili negli anni più recenti - e messe a punto più raffinate metodologie di trattamento dei dati di base.
La disaggregazione in 103 province fa riferimento al 3° livello della Nomenclatura delle Unità Territoriali Statistiche (NUTS), in vigore fino a dicembre 2007. Il set completo dei dati provinciali. comprende attualmente le serie 2001-2005 degli occupati interni e delle unità di lavoro dipendenti, indipendenti e totali; il valore aggiunto a prezzi base espresso in valori correnti; i valori medi del valore aggiunto per unità di lavoro. Le analisi disponibili si spingono alle sei branche della classificazione europea delle attività economiche NACE-Rev.1.1. Sono disponibili anche le informazioni relative al valore aggiunto per abitante: le stime dell’occupazione e, conseguentemente, degli aggregati economici, sono coerenti con i livelli di popolazione rilevati dal censimento demografico del 2001 e dalle successive stime annuali.
Per saperne di più: http://www.istat.it/conti/territoriali/

Capitolo 11
DATI ANNUALI SULLA CACCIA
I dati vengono rilevati dagli Uffici caccia delle Provincie e delle Regioni a statuto speciale e poi diffusi dopo una prima validazione: essi pertanto possono essere soggetti a successive rettifiche.
I dati, anche se non definitivi, forniscono elemento di valutazione sul numero dei cacciatori autorizzati e degli agenti venatori abilitati e sull'estensione delle superfici delle aziende destinate all'attività venatoria.
DATI ANNUALI SUI PRODOTTI DI QUALITÀ DOP E IGP
I dati sono rilevati utilizzando come fonte gli archivi amministrativi degli Organismi di controllo autorizzati alla certificazione delle produzioni di ogni singolo produttore agricolo e/o trasformatore e/o elaboratore di ciascun prodotto di qualità che ha conseguito il riconoscimento ufficiale dell’Unione europea. I dati vengono raccolti presso gli Organismi di controllo dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che provvede a trasmetterli all’Istat. Tali dati sono il risultato della specifica rilevazione sui prodotti di qualità DOP e IGP svolta con cadenza annuale, con riferimento al 31 dicembre di ogni anno.
INDAGINE SULL’AGRITURISMO
I dati della tabella 11.13, derivano dall’indagine: “ Agriturismo al 31 dicembre 2007 ”, la rilevazione è inserita nel Programma statistico nazionale 2007-2009 (codice IST-00697). Per la rilevazione in oggetto l’Istat si avvale, quali organi intermedi, degli Uffici di statistica delle Regioni e delle Province autonome di Trento e di Bolzano costituiti ai sensi dell’art. 5 del d.lgs. 6 settembre 1989, n. 322, i quali, a loro volta, possono avvalersi degli uffici competenti in materia di agricoltura a livello regionale o provinciale. La rilevazione avviene mediante acquisizione diretta da documenti amministrativi esistenti presso gli Enti territoriali di competenza.
SEC95
L’adozione del SEC95 è stata stabilita da un regolamento comunitario (il regolamento del Consiglio (CE) n. 2223/96 del 25 giugno 1996) che indicava per la prima trasmissione dei dati all’Unione europea da parte dei paesi membri la data 30 aprile 1999. Si tratta di un passo importante nel processo di armonizzazione degli schemi contabili, dei concetti e delle definizioni tra i paesi comunitari. Rispetto allo schema precedente, il SEC95 permette di fornire una visione più completa dell’economia di un paese, prevedendo anche la redazione di conti patrimoniali e delle variazioni di attività e passività e presentandosi come un sistema aperto all’introduzione di una matrice di contabilità sociale e di conti satellite. Pertanto, l’applicazione completa dei nuovi schemi permetterà di collegare i dati di flusso e quelli di stock e di approfondire i legami tra variabili economiche, ambientali e socio demografiche, aumentando il grado di integrazione e coerenza delle stime di contabilità nazionale.
Uno degli elementi di novità più importanti del nuovo sistema è l’inclusione, nella formazione di capitale, del valore dei prodotti immateriali: il software e le prospezioni minerarie, precedentemente classificati come consumi intermedi; gli originali di opere artistiche, letterarie, di ingegno, che per la prima volta vengono considerati come il risultato di una attività di produzione. Accanto agli investimenti, è prevista dal SEC95 la nuova categoria degli oggetti di valore, vale a dire di quei beni (materiali) che vengono acquistati per costituire una riserva di valore (gioielleria, antichità, ecc.) e che in precedenza venivano prevalentemente inclusi nella spesa per consumi finali: questa categoria di acquisti viene ora evidenziata nel conto economico delle risorse e degli impieghi.
Il nuovo sistema dei conti registra tutti i flussi in base al principio della competenza: ciò vale per la produzione (anche la produzione agricola deve essere registrata nel momento in cui avviene il processo di maturazione e crescita, e non più al momento del raccolto); per l’acquisto o vendita di un’attività, che viene registrata nel momento del passaggio di proprietà e non quando viene effettuato il pagamento; per gli interessi, che vengono registrati quando maturano e non nel momento in cui vengono corrisposti.
Tale principio è stato applicato anche per il flussi che riguardano il conto delle amministrazioni pubbliche, attraverso un complesso lavoro di rielaborazione della base informativa disponibile, effettuato tenendo conto del diverso grado di attendibilità delle fonti.
Per ulteriori approfondimenti vedi: Nota metodologica sulla Revisione dei Conti Nazionali in Generale e nella branca Agricoltura. Istat 2006
STIMA DELLE SUPERFICI E PRODUZIONI DELLE COLTIVAZIONI AGRICOLE
I dati delle tabelle 11.1, 11.2, 11.3, 11.4, 11.5 e 11.6 derivano dall’indagine: “Stima delle superfici e produzioni delle coltivazioni agricole”, che è una rilevazione mensile prevista dal Programma Statistico Nazionale (IST – 02049), conformemente al protocollo d’intesa tra Istat, Ministero delle Politiche Agrarie Alimentari e Forestali, Regioni e Province autonome. La rilevazione si basa su una tecnica d’indagine di tipo estimativo, per cui, a partire dai risultati censuari, gli esperti di agricoltura a livello locale forniscono periodicamente una valutazione delle variazioni delle superfici e delle rese, su base provinciale, rispetto all’annata agraria precedente. I dati sono raccolti dalle Regioni e dalle Province Autonome che, compilando dei modelli mensili cadenzati secondo il ciclo vegetativo delle principali coltivazioni agricole, li inviano all’Istat.
I dati raccolti sono utilizzati per ottemperare ai seguenti regolamenti comunitari: CE 357/79, CE 837/90, CE 959/93.

Capitoli 12, 13, 15 e 20
ANDAMENTO DEMOGRAFICO DELLE IMPRESE
Al fine di interpretare in modo corretto i tassi demografici delle imprese, occorre ricordare che nel calcolo dei medesimi entrano in gioco delle variabili che misurano le variazioni di consistenza degli archivi del Registro Imprese. I flussi delle iscrizioni e delle cessazioni indicano, infatti, il numero di operazioni eseguite nel Registro Imprese durante l’anno, indipendentemente dalla data effettiva di inizio o fine attività dell’impresa. Questi tassi risentono delle operazioni di aggiornamento effettuate sugli archivi del Registro Imprese da parte degli operatori camerali. Pertanto, se in una provincia vengono effettuate massicce operazioni di cessazioni d’ufficio delle posizioni non più attive, i tassi di crescita risulteranno decisamente ridotti o addirittura negativi, rispetto ad altre province in cui interventi di questo genere non siano mai stati condotti, o siano stati condotti in precedenza.
Per saperne di più: http://www.infocamere.it/movi.htm http://www.infocamere.it/movi_search.htm
CLASSIFICAZIONE DELL’ATTIVITA’ ECONOMICA (ATECO 2002)
L’Istituto nazionale di statistica ha predisposto una nuova classificazione delle attività economiche (Ateco 2002) da adottare nelle rilevazioni statistiche correnti in sostituzione della precedente (Ateco ’91). L’Ateco 2002 è la versione nazionale della classificazione (Nace Rev. 1.1) definita in ambito europeo e approvata con regolamento della Commissione n. 29/2002, pubblicato su Official Journal del 10 gennaio 2002.
L’Ateco 2002 è stata sviluppata dall’Istat, con la collaborazione di esperti delle pubbliche amministrazioni coinvolte nell’attività di classificazione delle unità produttive, di esperti dei principali settori economici e di rappresentanti di numerose associazioni di produttori. L’obiettivo è di tenere conto della specificità della struttura produttiva italiana, rinnovando, rispetto all’Ateco 1991, il dettaglio a livello di “categoria” (quinta cifra della classificazione), utile a individuare attività particolarmente rilevanti nel nostro Paese.
L’Ateco 2002 è stata creata, principalmente, per fini statistici e con essa si intende soddisfare l’esigenza di una comune nomenclatura per la classificazione delle unità di produzione di beni e servizi.
Per saperne di più: http://www.istat.it/Definizion/index.htm
CLASSIFICAZIONE DELL’ATTIVITA’ ECONOMICA (ATECO 2007)
A partire dal 1° gennaio 2008 l'Istat ha adottato la nuova classificazione delle attività economiche Ateco 2007.
La migrazione delle statistiche economiche alla nuova classificazione avviene secondo un calendario specifico per le singole indagini statistiche ed unico per i paesi dell'Ue.
Tale classificazione costituisce la versione nazionale della nomenclatura europea, Nace Rev.2, pubblicata sull'Official Journal il 20 dicembre 2006 (Regolamento (CE) n.1893/2006 del PE e del Consiglio del 20/12/2006).
L'Ateco 2007 è stata definita ed approvata da un Comitato di gestione appositamente costituito. Esso prevede la partecipazione, oltre all'Istat che lo coordina, di numerose figure istituzionali: i Ministeri interessati, gli Enti che gestiscono le principali fonti amministrative sulle imprese (mondo fiscale e camerale, enti previdenziali, ecc.) e le principali associazioni imprenditoriali.
Grazie alla stretta collaborazione avuta con l'Agenzia delle Entrate e le Camere di Commercio si è pervenuti ad un'unica classificazione. Per la prima volta il mondo della statistica ufficiale, il mondo fiscale e quello camerale adottano la stessa classificazione delle attività economiche. Tale risultato costituisce un significativo passo in avanti nel processo di integrazione e semplificazione delle informazioni acquisite e gestite dalla Pubblica Amministrazione.
Note: La classificazione delle attività economiche è stata oggetto di una attenta verifica che ha sanato alcune imprecisioni emerse nel corso del 2008. Si tratta di modifiche non sostanziali, esplicitate in una colonna aggiuntiva della struttura dell’Ateco 2007. Le modifiche decorrono dal 1° gennaio 2009.
Per saperne di più: http://www.istat.it/strumenti/definizioni/ateco/
IMPRESE FEMMINILI
L'Osservatorio Imprenditoria Femminile è stato realizzato da InfoCamere su iniziativa di Unioncamere. E’ composto da due distinte navigazioni statistiche:
Imprese Femminili: statistiche sulle imprese partecipate in prevalenza da donne. Fornisce informazioni sulle imprese femminili registrate nonchè sui flussi semestrali di Iscrizione e Cessazione.
Cariche Femminili: statistiche sulle cariche assunte da donne e sulle donne titolari di azioni/quote di capitale.
L'Osservatorio è aggiornato con cadenza semestrale, a giugno e dicembre.
Per saperne di più: htpp://www.unioncamere.it/
INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO
L'inflazione è un processo di aumento continuo e generalizzato del livello dei prezzi dei beni e servizi destinati al consumo delle famiglie. Un aumento dell’inflazione corrisponde ad una situazione in cui aumenta la velocità di crescita dei prezzi, mentre una riduzione dell’inflazione si verifica nel caso in cui i prezzi, pur essendo in aumento, crescono a una velocità minore.
L'inflazione si misura attraverso la costruzione di un indice dei prezzi al consumo, uno strumento statistico che misura le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme di beni e servizi, chiamato paniere, rappresentativo degli effettivi consumi delle famiglie in uno specifico anno.
L'Istat produce tre diversi indici dei prezzi al consumo: per l'intera collettività nazionale (NIC), per le famiglie di operai e impiegati (FOI) e l'indice armonizzato europeo (IPCA).
Finalità dei tre indici dei prezzi al consumo
I tre indici dei prezzi al consumo hanno finalità differenti:
• il NIC misura l'inflazione a livello dell'intero sistema economico; in altre parole considera l'Italia come se fosse un'unica grande famiglia di consumatori, all'interno della quale le abitudini di spesa sono ovviamente molto differenziate. Per gli organi di governo il NIC rappresenta il parametro di riferimento per la realizzazione delle politiche economiche;
• il FOI si riferisce ai consumi dell'insieme delle famiglie che fanno capo a un lavoratore dipendente (extragricolo). È l'indice usato per adeguare periodicamente i valori monetari, ad esempio gli affitti o gli assegni dovuti al coniuge separato;
• l'IPCA è stato sviluppato per assicurare una misura dell'inflazione comparabile a livello europeo. Infatti viene assunto come indicatore per verificare la convergenza delle economie dei paesi membri dell'Unione Europea, ai fini dell'accesso e della permanenza nell'Unione monetaria.
Analogie e differenze tra i diversi indici
I tre indici si basano su un'unica rilevazione e sulla stessa metodologia di calcolo, condivisa a livello internazionale.
NIC e FOI si basano sullo stesso paniere, ma il peso attribuito a ogni bene o servizio è diverso, a seconda dell'importanza che questi rivestono nei consumi della popolazione di riferimento. Per il NIC la popolazione di riferimento è l'intera popolazione italiana, ovvero la grande famiglia di oltre 59 milioni di persone; per il FOI è l'insieme di famiglie che fanno capo a un operaio o un impiegato.
L'IPCA ha in comune con il NIC la popolazione di riferimento, ma si differenzia dagli altri due indici perché il paniere esclude, sulla base di un accordo comunitario, le lotterie, il lotto, i concorsi pronostici e i servizi relativi alle assicurazioni sulla vita.
Un'ulteriore differenziazione fra i tre indici riguarda il concetto di prezzo considerato: il NIC e il FOI considerano sempre il prezzo pieno di vendita. L'IPCA si riferisce invece al prezzo effettivamente pagato dal consumatore. Ad esempio, nel caso dei medicinali, mentre per gli indici nazionali viene considerato il prezzo pieno del prodotto, per quello armonizzato europeo il prezzo di riferimento è rappresentato dalla quota effettivamente a carico del consumatore (il ticket). Inoltre, l'IPCA tiene conto anche delle riduzioni temporanee di prezzo (saldi e promozioni).
Per saperne di più: http://www.istat.it/prezzi/precon/
REGISTRO IMPRESE E REA (Repertorio delle notizie economiche e amministrative)
Presso ciascuna Camera di Commercio è tenuto il registro delle imprese, secondo il modello approvato con decreto del Ministero dell’industria, ricoprente i soggetti previsti dalla legge e in particolare:
- gli imprenditori di cui all’art. 2195 del codice civile;
- le società di cui all’art. 2200 del codice civile;
- i consorzi di cui all’articolo 2612 del codice civile;
- i gruppi europei di interesse economico di cui al decreto legislativo 23 luglio 1991, n. 240;
- gli enti pubblici che hanno per oggetto esclusivo o principale un’attività commerciale, di cui all’art. 2201 del codice civile;
- le società che sono soggette alla legge italiana ai sensi dell’art. 25 della legge 31 maggio 1995, n. 218;
- gli imprenditori agricoli di cui all’art. 2135 del codice civile;
- i piccoli imprenditori di cui all’art. 2083 del codice civile;
- le società semplici di cui all’art. 2251 del codice civile.
Nel registro imprese sono inoltre iscritti gli atti previsti dalla legge.
I soggetti previsti agli ultimi tre punti elencati sono iscritti, ai sensi dell’art. 2 del D.P.R. 558/’99, in una sezione speciale del registro imprese. Le persone fisiche, le società e i consorzi iscritti all’albo delle imprese artigiane ex L.8/8/1995 n. 443 sono annotati nella medesima sezione speciale.
In attuazione dell’art. 8, comma 8, lettera d), della legge n. 580 del 1993, presso l’ufficio è istituito il repertorio delle notizie economiche e amministrative (REA). Sono obbligati alla denuncia al REA: gli imprenditori iscritti nel Registro Imprese, gli imprenditori con sede principale all’estero che aprono sul territorio nazionale unità locali; soggetti no profit (associazioni, fondazioni, ecc…) che iniziano a svolgere un’attività economica sia pure non prevalente.
Il numero di iscrizione degli imprenditori nel registro delle imprese o nella sezione speciale dello stesso ed il numero di iscrizione dei soggetti obbligati alla denuncia al REA coincidono con il numero di codice fiscale di cui al D.P.R. 29/9/1973, N. 605 (art. D.P.R. 558/’99).
Il REA contiene le notizie economiche ed amministrative per le quali è prevista la denuncia alla Camera di Commercio e la relativa utilizzazione con esclusione di quelle già iscritte o annotate nel Registro Imprese e nelle sue sezioni speciali (regio decreto 20/9/1934, n. 2011; regio decreto 4/1/1925, n. 29; art. 29 decreto legge 28/2/1983 n. 55, convertito, con modificazioni, da legge 26/4/1983, n. 131). Con decreto del Ministro dell’Industria, d’intesa con il Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali per la parte riguardante le imprese agricole, sono indicate le notizie di carattere economico, statistico, amministrativo che l’ufficio può acquisire, invece che dai privati, direttamente dagli archivi di pubbliche amministrazioni e dai concessionari di pubblici servizi secondo le norme vigenti, nonché dall’archivio statistico delle imprese attive costituito a norma del già ricordato regolamento CEE n. 2186 del 22 luglio 1993, purchè non coperte dal segreto statistico. Con lo stesso decreto sono stabilite modalità semplificate per la denuncia delle notizie di carattere economico ed amministrativo da parte dei soggetti iscritti o annotati nelle sezioni speciali.
L’esercente attività agricole deve altresì indicare, qualora non compresi negli archivi di cui al comma 3, i dati colturali, l’estensione e la tipologia dei terreni con i relativi dati catastali, la tipologia degli allevamenti del bestiame, secondo il modello approvato con decreto del Ministro dell’Industria, di concerto con il Ministro delle risorse agricole, alimentari e forestali, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Bolzano e Trento.
Per saperne di più: http://www.unioncamere.it/registroimprese/
http://www.unioncamere.it/registroimprese/Norme/down.htm
http://www.infocamere.it/registropro.htm http://www.infocamere.it/registro_2.htm
SISTEMA STATISTICO PER IL MONITORAGGIO DELLA RETE DISTRIBUTIVA: REVISIONE E AMPLIAMENTO AL SETTORE DEI SERVIZI OGGETTO DELLA DIRETTIVA 2006/123/CE
A distanza di quasi un decennio dall’avvio del sistema informativo della rete di vendita, nato con la istituzione dell’Osservatorio Nazionale del Commercio, è emersa l’esigenza di rivederne il funzionamento sulla base dell’esperienza maturata, ed alla luce delle nuove necessità derivanti della prossima applicazione della direttiva 123/2006 sulla libera prestazione dei servizi nel mercato interno.
Si ricorda che il funzionamento del sistema è basato sull’utilizzo delle informazioni presenti nel Registro delle Imprese, la cui codifica fa riferimento alla classificazione delle attività economiche adottata dall’Istituto Nazionale di Statistica: nel corso del 2009 il Registro delle Imprese ha riorganizzato la propria banca dati sulla base della nuova classificazione ATECO2007, con conseguenti modifiche sia nelle voci precedentemente utilizzate, che nella numerosità delle posizioni ad esse riconducibili.
A seguito di tale riorganizzazione è stata operata la revisione del sistema di monitoraggio, attraverso un consistente aumento delle tipologie merceologiche dell’intero settore distributivo, la cui analisi per specializzazione risulta pertanto più dettagliata. Il 2009 costituisce dunque il primo anno di una nuova serie storica, non essendo più correttamente confrontabile con la precedente.
Sono inoltre ancora in corso di revisione le modalità di calcolo utilizzate per l’analisi dei flussi nei diversi comparti, mentre è stata sospesa la rilevazione dei modelli COM, considerata l’incompletezza dei dati.
Infine, in vista della prossima applicazione della direttiva 123/2006 sulla libera prestazione dei servizi nel mercato interno, si è provveduto ad estendere il sistema anche a questi ultimi. I relativi dati statistici (non ancora disponibili) verranno temporaneamente ospitati in una nuova sezione dell’Osservatorio Nazionale del Commercio.
Per facilitare l’individuazione del contenuto merceologico delle voci riportate nelle tavole pubblicate nel sito, sono state predisposte le tavole di raccordo con le codifiche ATECO2007 per i seguenti settori:
Dettaglio in sede fissa
Dettaglio ambulante ed al di fuori di negozi banchi e mercati
Ingrosso
Intermediari
Settore auto
Per saperne di più: www.sviluppoeconomico.gov.it/.../commercio/

Capitolo 14
NUOVA RILEVAZIONE SUI PERMESSI DI COSTRUIRE
La rilevazione ha cadenza mensile e copertura totale e raccoglie le informazioni sui progetti di fabbricati nuovi, residenziali e non residenziali, o di ampliamenti di fabbricati preesistenti, per i quali sia stato ritirato regolare “Permesso di costruire” presso gli uffici comunali di competenza. Le trasformazioni e le ristrutturazioni di fabbricati già esistenti, che non comportano variazioni di volume degli stessi, non rientrano nel campo di rilevazione.
L’unità di rilevazione è costituita dalla singola opera, rappresentata da un intero fabbricato nuovo, anche se demolito e interamente ricostruito, o dall’ampliamento di un fabbricato preesistente. Due o più opere, relative allo stesso permesso di costruire, costituiscono due o più unita di rilevazione per le quali vengono compilati altrettanti modelli di rilevazione.
Lo strumento di rilevazione è costituito da un questionario
Gli uffici comunali hanno il compito di raccogliere mensilmente i questionari, controllare l’esattezza delle informazioni che vi sono riportate, completarli compilando la parte riservata al comune e inviarli mensilmente all’Istat. In caso di assenza di permessi di costruire nel mese di riferimento, il Comune deve inviare una segnalazione di attività nulla (modello Istat/Ae/Neg). Se il Comune, nel mese di riferimento, non invia alcun questionario o segnalazione di attività nulla, è considerato non rispondente.
Caratteristiche della mancata risposta
Nelle indagini statistiche, sia censuarie sia campionarie, può verificarsi l’impossibilità di ottenere le informazioni da tutte le unità di rilevazione. Tale fenomeno è noto come mancata risposta o incompletezza dei dati. Nel caso della Rilevazione dei permessi di costruire, organizzata come indagine censuaria di tutti i Comuni italiani e ripetuta nel tempo, la mancata risposta si riferisce a sottoinsiemi di Comuni di numerosità variabile e di composizione differente in ciascun mese.
Il fenomeno della mancata risposta si differenzia, oltre che per il numero dei mesi di collaborazione, anche per la dimensione demografica e per la posizione geografica dei Comuni non rispondenti.
Metodo di imputazione dei dati mancanti
La metodologia di imputazione dei dati mancanti è distinta per due sottoinsiemi di comuni: quelli capoluogo o non capoluogo con più di 50 mila abitanti e quelli restanti.
Il metodo utilizzato per i comuni del primo sottoinsieme tiene conto dell’importanza che essi assumono in termine di peso nella rilevazione e della loro elevata collaborazione complessiva. L’integrazione dei dati mensili si basa su una analisi puntuale delle informazioni elementari che conduce ad individuare l’insieme di record da utilizzare per l’imputazione delle mancate risposte. In sintesi, i dati mensili mancanti sono imputati sulla base di quelli forniti dal medesimo comune per i mesi contigui o, in caso di ulteriori mancate risposte, nel medesimo mese di anni contigui.

Capitolo 16
COMMERCIO ESTERO
Le rilevazioni sull’interscambio commerciale con l’estero hanno per oggetto il valore e la quantità delle merci scambiate dall’Italia con gli altri paesi e sono effettuate, per quanto attiene all’interscambio con i paesi non appartenenti all’Unione Europea, secondo i criteri stabiliti dai Regolamenti (CEE) 1172/95 del Consiglio e 1917/00 della Commissione, per quanto riguarda l’interscambio con i paesi dell’Unione europea, dai Regolamenti (CE) n.638/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio e n.1982/2004 della Commissione. Nel caso di transazioni con i paesi extra-UE, la base informativa è costituita dal Documento Amministrativo Unico (D.A.U.) che viene compilato dall’operatore in riferimento ad ogni singola transazione commerciale. Per gli scambi con i paesi UE, invece, dal 1° gennaio 1993 il sistema di rilevazione doganale è stato sostituito dal sistema Intrastat, in base al quale le informazioni sono desunte dalle segnalazioni riepilogative dei movimenti effettuati dagli operatori economici agli uffici doganali territorialmente competenti.
Le informazioni sul commercio estero si riferiscono al cosiddetto sistema di commercio speciale che comprende:
a)all'esportazione, le merci nazionali o immesse in libera pratica che sono:
-esportate con destinazione definitiva;
-imbarcate come provviste di bordo di navi o aerei esteri;
-esportate temporaneamente per la fabbricazione di prodotti da reimportare, per subire un complemento di manodopera o una riparazione.
Inoltre, sono considerate come esportazioni anche le riesportazioni di merci estere già importate in via temporanea.
b)all'importazione, le merci di provenienza estera o estratte dai depositi doganali che sono:
-importate con destinazione definitiva;
-importate in via temporanea per la fabbricazione di prodotti da riesportare, per subire un complemento di manodopera o una riparazione.
Inoltre, sono considerate come importazioni anche le reimportazioni di merci nazionali già temporaneamente esportate.
Il sistema del commercio speciale esclude le merci estere introdotte nei depositi doganali e non estratte per consumo o per temporanea importazione, le merci rispedite all’estero e quelle in transito sul territorio nazionale. Oltre al valore ed alla quantità, le principali informazioni contenute nei modelli di rilevazione della merce oggetto di transazione riguardano, il codice merceologico, il paese di origine, il paese di provenienza e di destinazione, le province amministrative di provenienza e di destinazione, il modo di trasporto, le condizioni di consegna, la natura della transazione. La rilevazione degli scambi commerciali con l’estero viene effettuata in relazione al territorio doganale, che si differenzia dal territorio della Repubblica Italiana per le esclusioni dei comuni di Campione d’Italia e di Livigno (tuttavia, a fini statistici, la zona franca di Livigno è compresa nell’interscambio commerciale). Sono, inoltre, esclusi dal territorio doganale i punti ed i depositi franchi. Il valore statistico della merce è definito, in conformità agli accordi internazionali, come valore CIF (cost, insurance and freight, comprendente cioè le spese di trasporto e assicurazione fino alla frontiera nazionale) per le importazioni e come valore FOB (free on board, cioè franco frontiera nazionale) per le esportazioni.
Il paese di importazione è:
a)il paese di origine, per le merci provenienti dai paesi extra-UE e non messe in libera pratica in uno degli altri paesi dell'Unione europea;
b) il paese di provenienza, per le merci originarie dei paesi extra-UE messe in libera pratica in uno dei paesi dell'Unione europea e per quelle originarie dei paesi dell’Unione europea.
Il paese all’esportazione è quello verso il quale le merci sono destinate per essere immesse al consumo o, se esso non è conosciuto dall’esportatore, il paese che costituisce l'ultima destinazione nota all'esportatore stesso.
Per saperne di più: http://www.istat.it/comest/
http://www.coeweb.istat.it/
Capitolo 17
TURISMO
Negli ultimi due anni gli enti territoriali competenti hanno intensificato il processo di revisione ed aggiornamento degli archivi relativi agli esercizi complementari, soprattutto per quanto riguarda gli “Alloggi in affitto”, gli “Alloggi agro-turistici” e le “Altre strutture ricettive”. Questo processo può comportare, soprattutto in alcune regioni, sensibili variazioni nel numero di strutture complementari – e delle relative presenze – nel confronto longitudinale. Inoltre, possono verificarsi alcune incongruenze tra la ricettività e i flussi corrispondenti, dovute alle difficoltà riscontrate nella corretta e completa applicazione delle disposizioni che regolamentano le rilevazioni della capacità ricettiva e del movimento clienti nelle strutture ricettive. In alcuni casi, gli alloggi agro-turistici non vengono rilevati, in quanto tali strutture sono considerate imprese agricole e, quindi, non di competenza degli organi periferici del turismo. Da quest’anno la tipologia “bed and breakfast” è stata rilevata distintamente solo per la capacità ricettiva e non per il movimento dei clienti, ma non tutti gli enti periferici sono stati in grado di indicare tale dettaglio.
La voce “Alloggi in affitto iscritti al REC” dal 2000 è stata denominata “Alloggi in affitto” ed include tutte le tipologie di alloggio in affitto gestite in forma imprenditoriale. Le principali tipologie sono pertanto: le case ed appartamenti per vacanze, gli esercizi di affittacamere, le attività ricettive in esercizi di ristorazione, le unità abitative ammobiliate per uso turistico, i residence, le locande.
Le località di interesse turistico sono quelle rientranti negli ambiti territoriali riconosciuti come turisticamente rilevanti in cui operano gli Enti dell’organizzazione pubblica regionale del turismo (Aziende di Promozione Turistica, Enti Provinciali per il Turismo, Aziende Autonome di Soggiorno, Cura e Turismo). Si fa presente che nel corso degli anni precedenti, a causa della riorganizzazione degli enti, alcune regioni e province hanno aggiornato la classificazione dei comuni secondo la tipologia di località turistica prevalente (Cfr. Statistiche del Turismo Anno 2000 – Appendice 1). Pertanto, la comparabilità dei dati per tipologia di località nel corso degli anni deve tenere conto delle suddette variazioni; nel 2001 non è stata apportata alcuna modifica alla classificazione dei comuni per tipologia di località turistica.
Per la provincia di Genova, in corrispondenza delle tipologie “Alloggi in affitto” e “Altri esercizi ricettivi”, sono stati registrati soltanto gli esercizi, poiché le informazioni relative ai letti non sono al momento disponibili.

Capitolo 18
TRASPORTI MARITTIMI – NUOVA METODOLOGIA
La rilevazione sui trasporti marittimi ha come base normativa la Direttiva n. 95/64 del Consiglio dell’Unione Europea del dicembre 1995, concernente la rilevazione statistica dei trasporti merci e di passeggeri via mare. Questa indagine rientra tra le indagini di interesse pubblico inserite nel Programma Statistico Nazionale (PSN).
L’indagine ha per oggetto la navigazione marittima a scopo di commercio, cioè il trasporto di merci e di passeggeri effettuato a fronte del pagamento del nolo o del prezzo del passaggio. Essa ha carattere censuario e l’unità di rilevazione è la nave mercantile, cioè qualunque imbarcazione atta al trasporto marittimo (escluse le navi da pesca, le navi officina per il trattamento del pesce, la navi di trivellazione e da esplorazione, la navi adibite a servizi portuali, le draghe, la navi per la ricerca e le navi da guerra e le imbarcazioni utilizzate unicamente a fini non commerciali).
L’insieme di tutti gli arrivi e le partenze presso i porti italiani costituisce l’universo di eventi di interesse per la rilevazione
Gli organi periferici di rilevazione sono gli Ufficio doganali e gli Uffici marittimi. L’Istat invia annualmente i questionari necessari per la rilevazione agli uffici doganali principali, presenti nei diversi porti, che quindi li distribuiscono ai rispondenti: il capitano della nave o chi per lui (raccomandatario marittimo, agente o spedizioniere).
A partire dal 2000, al fine di adeguare completamente la rilevazione ai criteri fissati in sede comunitaria, sono stati introdotti due importanti cambiamenti:
1. la nuova definizione di merce trasportata considera esclusivamente il peso dei beni comprensivi del loro immediato imballaggio, ma al netto del mezzo di trasporto, sia esso un contenitore, un automezzo o un mezzo trainato, e il peso degli automezzi nuovi e degli animali vivi che non vengono trasportati in automezzo. In particolare sono state escluse le tare degli autoveicoli a seguito dei passeggeri.
2. Per ciò che riguarda i passeggeri che effettuano crociere (croceristi), la nuova definizione include nel totale dei passeggeri trasportati solo quelli che iniziano o finiscono la crociera, escludendo i passeggeri in transito, cioè che scendono dalla nave in porto e risalgono nello stesso dopo una sosta. Dal 2001 si è integrata la parte del questionario relativa alle informazioni sui passeggeri, in modo da rendere ancora più chiara la distinzione tra passeggeri in transito e quelli regolari; pertanto la piena applicazione del cambiamento definitorio ha riguardato tale anno di riferimento. Questo adeguamento alla direttiva ha prodotto un calo di passeggeri su tratte internazionali rispetto agli anni precedenti al 2000 ed ha determinato un ulteriore, limitato, effetto sulla misura della variazione registrata nel 2001.

Capitolo 21
Le rilevazioni annuali sui risultati economici delle imprese
Le rilevazioni annuali sui risultati economici delle imprese sono condotte in base a quanto disposto dal nuovo Regolamento Ue n. 295/2008 per le statistiche strutturali (SBS - Structural Business Statistics). Il regolamento SBS definisce un quadro comune per la raccolta, l’elaborazione e la trasmissione dei dati allo scopo di disporre, annualmente, di statistiche armonizzate per valutare la struttura, l’attività e la competitività delle imprese nell’Unione europea. La produzione di dati statistici, con un dettaglio rilevante di variabili economiche, copre le classi della classificazione Nace Rev.2 (Ateco 2007 a quattro cifre) per le sezioni da B a S, ad esclusione delle attività finanziarie e assicurative (sezione K), della amministrazione pubblica, difesa e assicurazione sociale obbligatoria (sezione O) e della divisione 94 (attività di organizzazioni associative).
L’impianto delle rilevazioni statistiche condotte dall'Istat per la stima degli aggregati economici si basa su due rilevazioni integrate: la prima, campionaria, si riferisce alle imprese fino a 99 addetti (rilevazione PMI - Piccole e Medie Imprese ed esercizio di arti e professioni); la seconda, totale, copre tutte le imprese della fascia dimensionale superiore (rilevazione SCI - Sistema dei Conti delle Imprese). L'universo di riferimento è fornito annualmente dall'Archivio Statistico delle Imprese Attive (ASIA), che l’Istat realizza partendo da un’ampia base informativa di dati derivanti sia da fonti amministrative sia da rilevazioni statistiche.
La rilevazione PMI è condotta mediante autocompilazione di un questionario cartaceo oppure elettronico scaricabile dal web e raccoglie dati dettagliati sui risultati economici delle imprese, sull'occupazione, sul costo del personale, sugli investimenti, nonché informazioni di natura qualitativa e quantitativa su fenomeni specifici o emergenti. L’unità di rilevazione e di analisi è l’impresa. Il disegno di campionamento è ad uno stadio stratificato con selezione con uguale probabilità delle unità; gli strati sono definiti dalla concatenazione delle modalità identificative dei settori di attività economica (codici a quattro cifre della classificazione Nace Rev.2), delle classi di addetti e delle regioni di localizzazione delle imprese.
La metodologia di riporto dei dati all’universo si basa sugli “stimatori di ponderazione vincolata”, i quali consentono di calcolare pesi finali che, sotto determinate ipotesi, risultano correttivi delle mancate risposte totali e della sottocopertura della lista di riferimento e assicurano il rispetto dell’uguaglianza fra taluni totali noti dell’universo di riferimento (imprese e addetti) e le stime campionarie.
La rilevazione SCI rileva annualmente informazioni dettagliate sul conto economico e sullo stato patrimoniale delle imprese, sull’occupazione, sul costo del personale, sugli investimenti e su altre caratteristiche rilevanti di tutte le imprese italiane con 100 addetti e oltre. La rilevazione è condotta mediante autocompilazione del questionario elettronico scaricabile dal web. Alle imprese con 200 e più addetti che svolgono un’attività secondaria significativa vengono inviati ulteriori questionari ad hoc al fine di raccogliere le informazioni distinte per le diverse attività economiche in cui opera l’impresa. L’integrazione delle mancate risposte totali è stata effettuata per la quasi totalità delle imprese non rispondenti sulla base dell’utilizzo di dati di fonte amministrativa e, in particolare, di dati fiscali e dei bilanci civilistici.
Per saperne di più: http://www.istat.it/Imprese/index.htm

Capitolo 22
Amministrazioni pubbliche
La definizione del settore pubblico adottata dall’Istat segue la classificazione del Sistema europeo dei conti Sec95. Per classificare l’insieme dei soggetti appartenenti al settore delle Amministrazioni pubbliche il Sec 95, diversamente da quanto definito in ambito legislativo nazionale, utilizza un criterio di classificazione strettamente funzionale, mediante il quale vengono classificati tutti gli operatori del sistema economico.
La principale unità di analisi statistica considerata è l’unità istituzionale definita, secondo i criteri del Sec95, come il “centro elementare di decisione economica, caratterizzato da uniformità di comportamento, da autonomia decisionale nell’esercizio della propria funzione principale e da una contabilità completa (o con la possibilità, dal punto di vista economico e giuridico, di compilare una contabilità completa qualora gliene sia fatta richiesta)”. Per autonomia decisionale si intende che le entità economiche possono essere proprietarie di beni e attività, possono contrarre debiti, nonché intraprendere attività economiche ed effettuare per conto proprio operazioni con altre unità. Operare sulla base di una contabilità completa significa che le entità economiche dispongono “sia di documenti contabili in cui appaiono tutte le loro operazioni, economiche e finanziarie, effettuate nel corso del periodo di riferimento dei conti, sia di un bilancio dei propri attivi e passivi”.
L’impianto classificatorio del Sec95 aggrega le unità istituzionali di tutto il sistema economico in cinque distinti settori istituzionali, alcuni dei quali suddivisi in sottosettori. Ciascuno dei settori e sottosettori riunisce le unità istituzionali che hanno un comportamento economico simile, prendendo in considerazione sia la tipologia di operatori cui esse appartengono, sia la funzione principale.
In particolare il settore Amministrazioni pubbliche (S.13) considera tutte le “unità istituzionali che agiscono da produttori di beni e servizi non destinabili alla vendita, la cui produzione è destinata a consumi collettivi e individuali ed è finanziata in prevalenza da versamenti obbligatori effettuati da unità appartenenti ad altri settori e/o tutte le unità istituzionali la cui funzione principale consiste nella redistribuzione del reddito e della ricchezza del paese”.
Il settore delle Amministrazioni pubbliche è suddiviso in quattro sottosettori: Amministrazioni centrali (S.1311), Amministrazioni di stati federati (S.1312), Amministrazioni locali (S.1313), Enti di previdenza e assistenza sociale (S.1314). Il sottosettore Amministrazioni centrali considera “tutti gli organi amministrativi dello Stato e gli altri enti centrali la cui competenza si estende alla totalità del territorio economico, esclusi gli enti centrali di previdenza e assistenza sociale”. Il sottosettore Amministrazioni di stati federati non risulta, attualmente, utilizzabile. Il sottosettore delle Amministrazioni locali considera “gli enti pubblici territoriali la cui competenza si estende a una parte del territorio economico, esclusi gli enti locali di previdenza e assistenza sociale.” Infine, nel sottosettore Enti di previdenza e assistenza sociale vengono raggruppate tutte le “unità istituzionali centrali, di stati federati e locali, la cui attività principale consiste nell’erogare prestazioni sociali” e che rispondono ai seguenti criteri: 1) acquisiscono partecipazioni ai regimi di protezione sociale o versamenti di contributi da determinati soggetti in forza di disposizioni legislative o regolamentari; 2) la determinazione o l’approvazione dei contributi e delle prestazioni ricade sotto la responsabilità di altre unità istituzionali appartenenti al settore delle Amministrazioni pubbliche, indipendentemente dal loro ruolo di organismo di controllo o di datore di lavoro.
All’interno dei tre sottosettori utilizzati, Amministrazioni centrali, Amministrazioni locali ed Enti di previdenza sociale, è stato introdotto un ulteriore livello di classificazione in sottoclassi allo scopo i far emergere la varietà di forme organizzative che compongono l’insieme delle Amministrazioni pubbliche.
Il motivo principale del ricorso alla classificazione Sec95 per l’individuazione del campo di osservazione della Amministrazioni pubbliche consiste, quindi, nella necessità di utilizzare criteri di inclusione certi, anche se non completamente esaurienti, rispetto all’obiettivo di rendere informazioni statistiche sull’organizzazione e il funzionamento delle Amministrazioni pubbliche. Ciò è particolarmente rilevante nel momento attuale che vede il legislatore impegnato in un processo di riforma amministrativa a seguito del quale stanno rapidamente mutando caratteristiche e posizione giuridica di molte unità istituzionali. Interventi di privatizzazione, trasformazione, fusione hanno modificato e continuano a modificare la natura giuridica, le fonti di finanziamento e le funzioni di numerose amministrazioni. L’applicazione di sistemi di classificazione basati su criteri di tipo giuridico e istituzionale determinerebbe, quindi, una incertezza informativa di fondo derivante dalla mutabilità dei criteri.
Tra i limiti del ricorso alla classificazione del settore Amministrazioni pubbliche prevista dal Sec95 vi è l’esclusione di tutti quegli enti che, per comportamento e finalità assegnate, potrebbero essere assimilati alle Amministrazioni pubbliche, ma che il Sec95 classifica in altri settori dell’economia perché produttori di beni e servizi destinabili alla vendita. L’obiettivo che l’Istat si pone è l’estensione del dominio di riferimento anche a tali amministrazioni.
Per saperne di più:
www.istat.it/strumenti/definizioni/elenco_amministrazioni_pubbliche/ ;
www.istat.it/dati/catalogo/20070227_01/ann0604statistiche_amministrazioni_pubbliche03.pdf .
Bilanci consuntivi
Le unità istituzionali di cui si riportano i dati relativi ai bilanci consuntivi sono i Comuni, le Province, la Regione, le Comunità montane e le Camere di Commercio, Industria, Artigianato ed Agricoltura (CCIAA).
Le tavole relative alle risorse finanziarie dei Comuni, Province, e Comunità montane sono state elaborate a partire dai dati provenienti dai certificati del conto di bilancio, documento che ciascun ente è tenuto a redigere ed a trasmettere al Ministero dell’interno secondo il modello di certificazione approvato con decreto ministeriale ogni anno ed entro i termini stabiliti dallo stesso decreto. A partire dal 2005 il ministero, in seguito alle innovazioni adottate nelle modalità di acquisizione dei dati contenuti nei certificati del conto di bilancio, è in grado di fornirli all’Istat con una tempestività sufficiente per le successive elaborazioni a cui tali dati sono sottoposti, tra le quali procedure automatiche di controllo e correzione. Per questi enti, dunque, la raccolta dei dati non viene più curata direttamente dall’Istat, ma dal Ministero dell’interno. Per i dati, invece, relativi ai conti consuntivi dell’Amministrazione regionale e delle CCIAA l’Istat non adotta un particolare modello statistico, ma si serve dei documenti contabili ufficiali inviati dagli stessi Enti.
Il grado di copertura delle indagini di cui si riportano i dati è completo per tutte, ad esclusione della rilevazione dei bilanci consuntivi dei Comuni, per la quale si ha nel 2007 una copertura del 97,45 per cento dei comuni della regione Liguria, pari al 98,98 della popolazione. La stima dei valori dell’universo dei Comuni è stata ottenuta basandosi sulla popolazione residente al 31/12/2007, tramite coefficienti di espansione calcolati per ciascuna classe di ampiezza di popolazione residente.
Le tavole, presentate con un dettaglio regionale e riferite all’esercizio 2007, riportano i dati relativi alle entrate accertate e riscosse ed alle spese impegnate e pagate, sia secondo la classificazione economica che quella funzionale.
Per saperne di più: www.istat.it/istituzioni/pubamm/
Conti pubblici territoriali
I Conti Pubblici Territoriali (CPT) forniscono informazioni sul complesso delle entrate e delle spese consolidate (correnti ed in conto capitale) dell’Amministrazione pubblica e dell’Amministrazione pubblica allargata con un dettaglio territoriale regionale e secondo la classificazione economica e la classificazione settoriale coerente con la classificazione COFOG. I dati sono disponibili a 12-18 mesi dalla fine del periodo di riferimento. Per ciascun soggetto dell’Amministrazione pubblica allargata si ricostruiscono i flussi di entrata e di spesa a livello regionale sulla base dei dati presenti nel bilancio consuntivo dell’ente secondo il criterio di cassa. Successivamente si procede al consolidamento per ciascuna regione italiana. I CPT rilevano la totalità degli enti che fanno parte del Settore Pubblico Allargato, composto dal settore della Pubblica Amministrazione (PA), come definito dalla contabilità pubblica nazionale, e dagli enti del settore extra-PA, aggregato in cui sono comprese le società sotto il controllo pubblico, impegnate nella produzione di servizi destinabili alla vendita a cui la P.A ha affidato la mission di fornire agli utenti alcuni servizi di natura pubblica. Nel presente volume le tavole fanno riferimento esclusivamente al conto consolidato del settore della Pubblica amministrazione.
I CPT sono prodotti nell’ambito del Ministero dello Sviluppo Economico da una Unità Tecnica Centrale operativa nel Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica e da 21 Nuclei regionali operativi presso le rispettive regioni. La rilevazione dal 2004 è inserita nel Programma Statistico Nazionale, strumento di programmazione statistica degli enti del SISTAN.
Presso il sito internet del ministero (http://www.dps.mef.gov.it/cpt/banca_dati_home.asp) è possibile accedere al sistema informativo dei CPT, che consente l’esplorazione dei dati mediante interrogazioni on-line.
Per saperne di più: http://www.dps.mef.gov.it/cpt/cpt.asp;
http://www.dps.mef.gov.it/cpt/banca_dati_home.asp;
http://www.dps.mef.gov.it/cpt/cpt_notemetodologiche.asp ;
http://www.dps.mef.gov.it/documentazione/docs/cpt/Mono_Liguria_prova_def.pdf .

Capitolo 23
INNOVAZIONE
Per la valutazione dell’innovazione la Commissione Europea ha individuato una serie di indicatori, elaborati nell’ambito dell’European Innovation Scoreboard, riconducibili a tre dimensioni chiave e alle relative specifiche. Le tabelle pubblicate si riferiscono alle seguenti tematiche:
1. Qualità delle risorse umane
Istruzione secondaria e post secondaria per anno e sesso
Diplomati e laureati dell’Università degli Studi di Genova in età compresa tra i 20 e i 29 anni per facoltà e sesso.
Formazione continua: partecipazione di adulti in età lavorativa (25-64 anni).
2. Capacità di dar luogo a processi di trasmissione e applicazione di conoscenza e degli output generati dal processo stesso
Imprese manifatturiere ad alta e medio alta tecnologia
Imprese di servizi ad alta e medio alta tecnologia
Occupati in attività “ tecnologiche” manifatturiere e di servizi.
3. Entità delle risorse impiegate nel processo di creazione della conoscenza
Spesa pubblica in ricerca e sviluppo.
Spesa in ricerca e sviluppo sostenuta dal settore privato.
Brevetti depositati presso EPO (European Patent Office)
Bilancia dei pagamenti della tecnologia

Capitolo 25
CLASSIFICAZIONE DELLE REGIONI EUROPEE (NUTS)
Tutte le statistiche regionali sono basate su una divisione geografica del territorio studiato. Eurostat, in collaborazione con gli altri dipartimenti della Commissione, ha sviluppato la Nomenclature of Statistical Terrritorial Units (NUTS) all’inizio degli anni ’70 come un sistema unitario e coerente per dividere il territorio dell’Unione Europea al fine di produrre statistiche regionali per la Comunità.
La classificazione NUTS non ha ancora una base legale, non esistendo alcun regolamento che riporti in dettaglio le regole per la compilazione e l’aggiornamento del sistema. Queste materie sono state regolate a lungo con “gentleman’s agreements” tra gli Stati membri ed Eurostat, qualche volta dopo lunghi e difficili negoziati. La nomenclatura NUTS così accordata è stata poi pubblicata da Eurostat (l’ultima edizione risale al 1999).
Nella primavera del 2000 è iniziato un lavoro preparatorio per un regolamento del Consiglio che dà status legale alla NUTS. Il regolamento della NUTS ha lo status di un disegno di testo di legge sottostante alla discussione in Parlamento e in Consiglio. Una volta concluso il processo questo Regolamento diventa a tutti gli effetti legge dell’Unione Europea.
Un importante risultato del Regolamento è di rendere l’inevitabile processo di cambiamento nelle strutture amministrative degli Stati membri più omogeneo possibile, così da rendere minimo l’impatto di tali cambiamenti sulla disponibilità e sulla comparabilità delle statistiche regionali. I previsti allargamenti dell’Unione renderanno questo obiettivo di vitale importanza.
La classificazione NUTS è stata creata e sviluppata sulla base dei seguenti principi:
- privilegiare le divisioni istituzionali, cioè le regioni normative che riflettono voleri politici e le regioni analitiche (o funzionali) che sono invece definite in base a determinati requisiti;
- privilegiare unità generali; vale a dire non vengono considerate regioni che rispondano soltanto a specifici fini e non abbiamo valenza generale per tutti i campi;
- si tratta di classificazione gerarchica che suddivide ogni Stato membro in un dato numero di regioni al livello NUTS 1. Ognuna di queste è poi suddivisa nelle regioni al livello NUTS 2 e queste in regioni al livello NUTS 3.
Lasciando a parte il livello locale (comuni, municipalità), le strutture amministrative degli Stati membri sono generalmente basate su due dei tre livelli regionali principali. Queste strutture amministrative esistenti possono essere, ad esempio ai livelli NUTS 1 e NUTS 3 (rispettivamente i Länder e i Kreise in Germania) o ai livelli NUTS 2 e NUTS 3 (régions e départements in Francia, Comunidades autonomas e provincias in Spagna, regioni e province in Italia).
Per ottenere una completa suddivisione, ad ognuno dei tre livelli NUTS, occorre identificare un livello regionale per ogni Stato membro in aggiunta ai due livelli principali già ricordati. Il livello aggiuntivo allora corrisponde ad una struttura regionale che è usata meno estensivamente per fini amministrativi - o che potrebbe essere istituita ai soli fini statistici, senza avere una qualsivoglia funzione amministrativa. A seconda dei livelli esistenti, il livello aggiuntivo potrebbe essere creato a qualsiasi dei tre livelli NUTS. Così in Francia, in Italia, in Grecia e in Spagna , che presentano le unità funzionali amministrative ai livelli 2 e 3 è stato introdotto il livello addizionale NUTS 1. Al contrario, il livello aggiuntivo “non-amministrativo” è al livello NUTS 2 per la Germania e il Regno Unito e al livello NUTS 3 per il Belgio.
Il regolamento riguardante la NUTS stabilisce la soglia minima e massima per la misura media delle regioni NUTS.
LIVELLO |
MINIMO |
MASSIMO |
NUTS 1 |
3 MILIONI |
7 MILIONI |
NUTS 2 |
800.000 |
3 MILIONI |
NUTS 3 |
150.000 |
800.000 |
CONFRONTI REGIONALI NELL’EUROPA DEI 27
La scelta delle regioni da confrontare con la Liguria nel capitolo dedicato ai confronti nell’Unione Europea è stata effettuata utilizzando un semplice metodo legato alle distanze di sette variabili (tre demografiche e quattro economiche) di ognuna delle restanti 272 regioni NUTS 2 a quelle della Liguria.
Le variabili considerate sono: densità delle popolazione, tasso di incremento della popolazione, tasso di invecchiamento, prodotto interno lordo per abitante, tasso di disoccupazione, tasso di incremento del tasso di disoccupazione, percentuale di occupati nel terziario.
I passaggi utilizzati sono i seguenti:
1° - Calcolo della distanza delle singole osservazioni dal dato ligure;
2° - Calcolo valori assoluti della distanza dal dato ligure;
3° - Standardizzazione e normalizzazione dei valori assoluti delle distanze dal dato ligure e calcolo della media di tali valori;
4° - Graduatoria delle regioni in base alla media delle distanze standardizzate delle osservazioni dal dato ligure ed individuazione del gruppo con le distanze minori (inferiori o uguali a 0,130);
5° - Introduzione della variabile traffici marittimi rilevati statisticamente (119 regioni NUTS2 presentano il dato. |
Le 28 regioni prescelte sono quindi le regioni con traffici marittimi la cui media delle distanze rispetto alla Liguria per le sette variabili considerate risulta minore.
ISCED 97
La “International Standard Classification of EDucation” è uno strumento adatto a produrre statistiche sull’istruzione a livello internazionale. Copre variabili a doppia classificazione: livelli e campi di istruzione con dimensioni complementari di orientamento Generale/professionale/pre-professionale e destinazione educativa/mercato del lavoro. La versione corrente, ISCED 97 è stata adottata per la prima volta negli stati dell’Unione Europea per la raccolta di dati a partire dall’anno scolastico 1997/98. La modifica nella classificazione ISCED ha riguardato la comparabilità delle serie cronologiche, specialmente per il livello 3 (istruzione secondaria superiore) e per il livello 5 (educazione terziaria). ISCED 97 ha introdotto un nuovo livello, il livello 4: istruzione post-secondaria non-universitaria (precedentemente inclusa nei livelli ISCED dal 3 al 5). Il livello 6 della ISCED 97 è riferito a studi a livello di Ph.D o di dottorato. L’ISCED 97 distingue sette livelli di istruzione.
Campi ISCED 97 – La classificazione comprende 25 campi di istruzione (livello a due cifre) che possono essere ulteriormente specificati nel livello a tre cifre. Si possono distinguere i seguenti nove grandi gruppi (livello a una cifra).
0 – Programmi generali
1 – Educazione
2 – Studi umanitari ed artistici
3 – Scienze sociali, economiche legge
4 – Scienze naturali, matematica e informatica
5 – Ingegneria e costruzioni
6 – Agricoltura e veterinaria
7 - Salute e welfare
8 - Servizi
Livelli ISCED 97 – Empiricamente, ISCED utilizza qualsiasi criterio esistente che possa aiutare a distribuire i programmi secondo i livelli di istruzione. A seconda del livello e del tipo di istruzione considerati, è necessario stabilire un sistema gerarchico tra criteri principali ed ausiliari (qualifica tipica d’entrata, minimi richiesti per l’ingresso, età minima,qualificazione dello staff, ecc..).
0 -istruzione pre-scolastica: è definita come lo stadio iniziale dell’istruzione organizzata. E’ una scuola o un centro pensato per bambini che abbiano almeno tre anni.
1 - istruzione primaria: questo livello inizia tra i quattro ed i sette anni di età; è obbligatorio in tutte le nazioni e generalmente dura dai cinque ai sei anni.
2 – istruzione secondaria inferiore: continua i programmi di base del primo livello, sebbene l’insegnamento sia tipicamente più focalizzato per materia. In genere, la fine di questo livello coincide con la fine dell’istruzione obbligatoria.
3 – istruzione secondaria superiore: questo livello comincia in genere alla fine dell’istruzione obbligatoria. L’età di ingresso è generalmente 15 o 16 anni. La qualifica di entrata (fine dell’istruzione obbligatoria) e altri requisiti minimi di ingresso sono generalmente necessari. Gli insegnamenti sono spesso più orientati per materia rispetto al livello ISCED 2. In genere la durata del livello ISCED 3 varia da due a tre anni.
4 – istruzione post secondaria non universitaria: questi programmi stanno a cavallo tra l’istruzione secondaria e quella universitaria. Servono per allargare le conoscenze dei diplomati di livello ISCED 3. Esempi tipici sono i programmi pensati per preparare gli studenti per gli studi al livello 5 o programmi disegnati per preparare gli studenti all’entrata diretta nel mercato del lavoro.
5 – Istruzione terziaria (primo stadio): l’accesso a questi programmi di studio richiede normalmente di aver terminato con successo gli studi al livello 3 o 4 dell’ISCED. Questo livello include programmi con indirizzo accademico (tipo A) che sono in gran parte teorici e programmi con indirizzo professionale (tipo B) che sono generalmente più corti di quelli del tipo A e pensati per l’ingresso nel mondo del lavoro.
6 – istruzione terziaria (secondo stadio): questo livello è riservato a studi terziari che conducono ad una qualifica di ricerca avanzata (Ph.D o Dottorato).
Per saperne di più: 1) www.uis.unesco.org e 2) www.uis.unesco.org
REGISTRO STATISTICO ARMONIZZATO PREVISTO DAL REGOLAMENTO EUROPEO (SBS)
Una struttura legale armonizzata: il regolamento del Consiglio stabilisce una struttura legale armonizzata per la raccolta annuale di dati strutturali dalle imprese nell’Unione Europea. Esso definisce quali nomenclature (NACE Rev. 1, NUTS) e quali unità statistiche debbano essere utilizzate, la copertura (senza limiti di soglia), le linee guida comuni e i criteri di qualità che devono essere soddisfatti. Il regolamento copre tutte le attività di mercato (esclusa l’agricoltura) normalmente comprese nei settori: industria, costruzioni, commercio e distribuzione, servizi (Sezioni della NACE Rev.1 dalla C alla K).
La raccolta dei dati è effettuata dagli istituti nazionali di statistica che trasmettono i dati aggregati a Eurostat che calcola i totali europei. I totali dell’Unione Europea (livelli) sono calcolati soltanto quando sono disponibili i dati di tutti i Paesi e la loro comparabilità accertata.
Un registro statistico delle imprese è l’infrastruttura indispensabile per un moderno sistema statistico perché consente di:
- aggiornare le informazioni sulla mutevole struttura delle unità produttive con maggiore dettaglio territoriale (provinciale, comunale, sezionale) e con frequenza temporale differente (annuale, trimestrale) rispetto alle indagini disponibili;
- disporre di liste aggiornate di imprese e unità locali coerenti con le informazioni strutturali sull’universo
- valorizzare dal punto di vista statistico dati fiscali e amministrativi fino ad oggi non utilizzabili a scopi statistici;
- ridurre al minimo la frequenza e, quindi, i costi delle indagini dirette sia per le imprese, sia per gli istituti statistici;
- analizzare la rapida dinamica demografica delle imprese.
Per questi motivi il regolamento comunitario ha imposto l’istituzione in tutti gli stati membri, entro il 1996, di “registri armonizzati utilizzabili a fini statistici” (art. 1), estesi a tutte le imprese produttive (art. 3) e ne definisce le unità, il campo di osservazione e i caratteri da registrare. Precedenti regolamenti comunitari in tema di classificazione delle attività economiche e di definizione delle unità statistiche, ai quali il citato regolamento esplicitamente si richiama, completano il quadro normativo e concettuale di riferimento (Regolamenti CEE n. 3037/90 e n. 696/93).
Le unità di osservazione del SBS, saranno: “le imprese che esercitano una attività economica e contribuiscono alla formazione del prodotto interno lordo ai prezzi di mercato, le unità giuridiche che ne rispondono, le unità locali che ne dipendono”.
Altre tre unità sono poi implicitamente previste nell’allegato II che definisce i caratteri da rilevare: i gruppi di impresa, ricostruibili a partire dai legami tra l’impresa e le eventuali unità di controllo, le unità di attività economica, desumibili dalle attività secondarie dell’impresa e le unità di attività economica locale, desumibili dalle attività secondarie delle unità locali.
Il campo di osservazione si estende a tutte le imprese – e alle altre unità di osservazione ad esse legate, senza limitazioni di dimensione, di attività economica o di settore istituzionale.
Le fonti per l’impianto e l’aggiornamento periodico degli archivi armonizzati sono i registri giuridici che svolgono funzioni di pubblicità legale e i registri amministrativi che sono strumento di gestione della riscossione di imposte, tasse e contributi, ai quali le imprese e le unità locali o legali sono per legge obbligate ad iscriversi ed a comunicare i dati relativi a eventi modificativi che le riguardano.
Per la costruzione del registro statistico, di cui si prevede un aggiornamento almeno annuale (art. 5) “ogni istituto nazionale di statistica è autorizzato a raccogliere a fini statistici negli schedari amministrativi o giuridici costituiti nel territorio nazionale le informazioni oggetto del presente regolamento, alle condizioni definite dalla legislazione nazionale” (art. 7).
Il registro statistico si differenzia da quelli giuridici e amministrativi che ne costituiscono la fonte perché le informazioni in esso contenute: 1) sono finalizzate all’analisi economica e non producono effetti giuridici, 2) hanno scopi statistici e non certificativi, 3) sono aggiornate periodicamente e non continuativamente.
In particolare secondo il Regolamento:
- gli archivi interessano solo le imprese, e le relative unità locali e giuridiche, che sono economicamente attive.
- Gli archivi devono assicurare che i caratteri in esso registrati siano attendibili, cioè corrispondenti alla realtà economico-produttiva cui si riferiscono.
- L’aggiornamento degli archivi, infine, può essere effettuato con cadenza periodica (annuale, trimestrale, mensile) mentre quello dei registri amministrativi e dei registri giuridici deve essere continuativo, per tener conto tempestivamente degli eventi modificativi, quali nascite, morti, cambiamenti di indirizzo, attività ecc.. che provocano effetti sulla posizione giuridica dei soggetti: ne consegue che l’aggiornamento del registro statistico non richiede l’impiego, come supporto informatico, delle complesse reti necessarie per il collegamento on line degli uffici periferici degli enti amministrativi e fiscali.
Per saperne di più: http://www.iue.it/LIB/EResources/E-data/Descriptions/sbs.shtml
STRATEGIA EUROPEA PER L’OCCUPAZIONE
La nuova Seo si basa su tre obiettivi strategici che fanno da filo conduttore dei 10 orientamenti specifici cui gli Stati membri dovranno attenersi. Tali obiettivi sono:
- procedere verso la piena occupazione, con obiettivi intermedi per il 2005, quantificati in un tasso di occupazione medio della UE pari al 67%, del 57% per le donne e del 50% per i lavoratori anziani;
- migliorare la qualità e la produttività sul posto di lavoro, attraverso uno sforzo concertato di tutti i soggetti e in particolare attraverso il dialogo sociale;
- rafforzare la coesione e l’integrazione sociale, che comprende la riduzione delle disparità regionali.
Per saperne di più:
www.welfare.gov.it
www.europamica.it
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